Il Tribunale di Isernia ha rigettato anche in secondo grado il reclamo di sequestro del marchio Gianfranco Ferré avanzato dai Commissari dell’Amministrazione straordinaria. La Corte ha così confermato l’esito del precedente giudizio, depositato lo scorso 28 dicembre per presunte inadempienze da parte della Paris Group di Dubai.
La società araba ha comprato la maison dell’Architetto per 8 milioni di euro accollandosi 13 milioni di debiti, impegnandosi a mantenere il brand in Italia per almeno 24 mesi, investire 100 milioni di euro per il rilancio, aprire nuovi negozi e assumere personale italiano. Tuttavia, finora, Paris Group pare essersi concentrata solo sui mercati mediorientali, invece di aprire nuovi negozi sono stati chiusi quelli di Roma, Firenze, Parigi e Milano via Spiga e la storica sede milanese di via Pontaccio è stata sgomberata dopo la scadenza del contratto di affitto senza però trovare un nuovo quartier generale ufficiale. Il board della griffe incluso il DG Michela Piva è stato liquidato, e a guidare l’azienda sono a oggi due fratelli, i giovanissimi figli del fondatore di Paris Group Abdulkader Sankari. I creditori sarebbero poi stati pagati solo in parte e le consegne non rispettate.
I Sankari hanno però contestato diversi aspetti, tra cui la citata disdetta del contratto di affitto di via Pontaccio, l’esigibilità di molti crediti, il contratto di licenza firmato dai commissari per la distribuzione in Cina e in altri 14 territori, la situazione patrimoniale e i debiti della Ferrè.
Ad averla vinta per ora nella complessa – e triste – vicenda della maison italiana è quindi stato il gruppo arabo. “Paris Group – ha fatto sapere la società – ribadisce la propria volontà di mantenere l’attività produttiva in Italia e investire nel marchio, e conferma che la prossima sfilata avrà luogo il 25 febbraio sempre sotto la direzione creativa di Federico Piaggi e Stefano Citron”.