E’ sotto gli occhi di tutti che la Cina stia rallentando la crescita, ma le aziende italiane mantengono il mercato del Drago nel mirino. E dal quale dipende una quota crescente del giro d’affari. “E’ un Paese – ha affermato De Matteis di Kiton – che oggi rappresenta il 10% delle nostre vendite”.
“La Cina, incluso Hong Kong, rappresenta per noi il 20% del fatturato – ha spiegato Loro Piana – se si aggiunge il resto del Far East si arriva al 30%”. Poi prosegue, “sono rimasto davvero molto sorpreso per la rapidità con la quale è stata ricettiva verso il made in Italy”.
Premesso che l’estero sia attratto da prodotti di qualità, di design e, cosa ancor più importante, di lusso, bisogna conoscere le strategie adatte ad ogni mercato prima di abbordarlo. “Bisogna andare all’estero con cautela – ha messo in guardia De Matteis – a volte non si può prescindere dalle partnership. E’ il caso, appunto, della Cina, dove in tanti hanno perso soldi”.
“Per noi la Cina – ha raccontato Francesca Lusini di Peuterey Group – nei prossimi anni arriverà a rappresentare il 15-20% del fatturato. Abbiamo in programma di aprire a Pechino e Shanghai”.
Niccolò Ricci di Stefano Ricci ha ripercorso le fasi di una consolidata presenza in Cina del marchio, che oltre muraglia realizza già una quota consistente dei ricavi. E ha sottolineato che “la strada retail è quella giusta per questo mercato. Al punto che stiamo organizzando una sfilata in Cina focalizzata al B2C”.
Da uno studio di Intesa Sanpaolo, esposto da Gregorio De Felice, Chief Economist del gruppo, sono emerse le prospettive di sviluppo dei mercati nel prossimo biennio: “La Cina, nello specifico, sosterrà i consumi grazie all’aumento dei redditi”.
La twitter cronaca è reperibile ricercando l’hashtag #Pambianco2012.