In un periodo di contrazione dei consumi tiene bene il vino italiano (+12% di vendite rispetto al 2010) grazie soprattutto alle esportazioni. E’ quanto emerge dall’assemblea generale Federvini (organizzazione di Confindustria), tenutasi a Roma nei giorni scorsi.
“Quello che il mercato nazionale ci ha negato in termini di soddisfazione sul livello dei consumi – ha dichiarato il presidente dell’organizzazione Lamberto Vallarino Gancia – si sono ulteriormente contratti nel 2011, lo abbiamo trovato invece sui mercati esteri – continua il presidente Federvini – e le nostre esportazioni sono cresciute rispetto al 2010, sia in termini di quantità che di valori. Certe le posizioni vanno consolidate e è necessario crescere ancora, soprattutto nel valore medio dell’esportato, gli spazi non mancano ma dobbiamo considerare il settore vitivinicolo come una vera e propria attività economica nazionale – sottolinea Gancia – che interviene in maniera identica su tutto il territorio nazionale; e con questa filosofia deve essere accompagnata tanto sul mercato interno quanto all’esportazione”.
I principali mercati importatori del nostro vino sono, in Europa, la Germania e il Regno Unito per valori rispettivamente di 7 milioni di ettolitri e 3 milioni di ettolitri. Fuori dall’Unione Europea le esportazioni sono concentrate negli Stati Uniti, dove gli spumanti continuano ad essere apprezzati con una variazione percentuale molto brillante in valore (+36,5%) ed in quantità (+24,30%) sul 2010, con promettenti performance in Cina, dove i vini e i mosti hanno raggiunto una quota in valore pari a 66 milioni di euro. Anche in Giappone, che pur ha attraversato un 2011 difficile, si evidenzia un tasso di crescita delle importazioni in quantità di vini e mosti (+17,4%), e degli spumanti (+17,7%).
Se nel 2010 l’Italia ha esportato 22.857.411 ettolitri, il 2011 ha evidenziato un incremento raggiungendo quota 24.965.020 (+9,2%), generando un valore di 4.557.452 milioni di euro (nel 2010 erano 4.068.759, +12%).
Nel quadro generale dell’esportazioni dell’intero comparto rappresentato da Federvini, vini e mosti incidono per l’85,7%, i liquori e le altre bevande alcoliche per il 6,4%, gli aceti per il 4%, le acquaviti per il 3,9%.