Forse in pochi un anno fa avrebbero scommesso su un 2010 così brillante per le azioni della moda e del lusso in Borsa. Ma i dati elaborati da Pambianco Strategie di Impresa dipingono un anno decisamente positivo, che indica una decisa inversione di tendenza rispetto al 2009, annus horribilis del settore e dell'intera economia mondiale (fatta eccezione, ovviamente, per Cina e paesi emergenti).
Dopo la crisi finanziaria nel 2009 c'era stato un “rimbalzo” dei titoli e il Pambianco Fashion Index Europe, che raggruppa i 28 titoli della moda quotati sulle principali borse europee, era salito del 32%, mentre il Pambianco Fashion Index Usa (10 titoli) del 36%. Dopo tali rialzi, visto anche l'andamento globale dell'economia, anche i più ottimisti si sarebbero aspettati un 2010 quantomeno di transizione, invece il rialzo è proseguito più o meno agli stessi ritmi. Nel 2010 il Pambianco Fashion Index Europe ha guadagnato il 34% mentre l'indice per gli Stati Uniti è salito di un ulteriore 33%. Entrambi gli indicatori hanno accelerato soprattutto nella seconda metà dell'anno (da settembre in poi) quando anche l'economia in generale (aiutata dalle mosse della Fed a sostegno della crescita) ha dato cenni di miglioramento. Ma a spingere i titoli sono stati soprattutto due fattori: la forte crescita dei consumi di beni di lusso guidata dai mercati emergenti (Cina su tutti) e il ritrovato vigore delle operazioni di M&A (si veda II Sole 24 Ore del 14 febbraio).
Per quanto riguarda le performance dei singoli titoli, in Europa la migliore è stata Marcolin che ha regalato ai suoi azionisti un mirabolante +193,3%. L'azienda di occhiali ha visto premiata la sua strategia di ristrutturazione e specializzazione nell'alto di gamma, con il 70% dei ricavi proveniente dal segmento “lusso”. Nel primo semestre 2010, Marcolin l'utile netto, passato da 7,1 a 14,3 milioni, con un fatturato in crescita del 16% e un ebitda in aumento del 92%, da 11 a 21,1 milioni. Hanno passato un buon 2010 anche gli azionisti di Hugo Boss: i titoli della casa di moda tedesca sono cresciuti del 144,2%. Nei primi nove mesi il fatturato è cresciuto del 14% e l'ebitda del 42%.
Altra storia di successo nel 2010 è quella di Burberry, che ieri ha sfilato a Londra con la collezione per il prossimo autunno-inverno. Il marchio britannico, guidato brillantemente dall'americana Angela Ahrendts, ha archiviato i primi 6 mesi con vendite in crescita del 21%, utili in aumento del 50% e cassa disponibile pari a 181 milioni di sterline. A far volare le azioni, che a fine anno hanno registrato un +90,2%, sono stati anche i ripetuti rumour di take over, che di volta in volta vedevano Burberry potenziale target ora di un fondo di private equity, ora di Ppr (che già controlla Gucci Group).
Non solo di rumour si è trattato invece nella battaglia fra Lvmh ed Hermès: il colosso del lusso guidato da Bernard Arnault ha rastrellato a più riprese nel mercato azioni di Hermès, fino ad arrivare a detenerne circa
il 20% (in sostanza quasi tutto il flottante). La mossa non è stata ben accolta dal management di Hermès, che si trova però a fare i conti con un azionariato molto frazionato, composto da circa 70 membri azionisti, discendenti della famiglia fondatrice. Per le due aziende il 2010 è stato un anno positivo: i titoli Hermès chiudono l'anno con un +69,2%, quelli di Lvmh seguono a ruota con un +57,3%.
Speculazione al centro anche della performance di Coin, che ha chiuso l'anno con un ottimo +70,3%. Il gruppo guidato da Stefano Beraldo, oltre agli ottimi risultati per l'anno in corso, con un fatturato che nei primi 9 mesi è cresciuto del 36,3% e un ebitda che a fine anno dovrebbe toccare quota 200 milioni (contro i 149 del 2009), beneficia anche dell'appeal speculativo dato dal processo di vendita formalizzato da Pai, fondo di private equity che lo controlla. Bene anche il lusso in Svizzera con Richemont che guadagna il 62,7% e Swatch che chiude l'anno in crescita del 61,7%. In Italia molto brillanti le performance di Piquadro (+64,9%), Tod's (+42,5%) e Bulgari (+40,5%).
E il 2011? Secondo Carlo Pambianco, «i continui segnali di crescita dell'economia nei paesi emergenti, l' e-commerce che prende sempre più piede come canale aggiuntivo di vendita, i bilanci solidi delle aziende che sono uscite più efficienti dalla crisi e infine il lento miglioramento dell'economia anche nei paesi occidentali, sono tutte premesse di ulteriore crescita per il settore moda e lusso anche nel 2011. Le prospettive, insomma, sono buone e potranno anche essere ulteriormente vivacizzate da rumour di acquisizioni, da cui potranno scaturire ottime opportunità per gli investitori».
Estratto da Il Sole 24 Ore di Martedì 22 Febbraio 2011 a cura di Pambianconews