Dopo mesi di riflessione, la decisione è presa: la maggioranza di Geo Spirit non sarà ceduta ai fondi di private equity, da tempo in fila per comprare l'azienda di sportswear di Altopascio (Lucca) che brilla per vendite e, soprattutto, per redditività, grazie ai marchi Peutereye Geospirit. Nonostante le offerte «in molti casi assai vantaggiose» ricevute attraverso Mediobanca, i soci Graziano Gianelli e Mauro Paganelli sono orientati a vendere, per adesso, soltanto una quota di minoranza. «L'approccio dei fondi è stato molto aggressivo – spiega Gianelli, amministratore e responsabile marketing di Geo Spirit -ma io tengo molto alle no persone che lavorano con me e non ho bisogno di fare cassa. Per questo penso a un'operazione meno invasiva, che magari serva a preparare la mia uscita di scena tra qualche anno, ma che non è quella preferita dagli investitori finanziari».
Quel che è certo, aggiunge Gianelli, è che I'azienda ha bisogno di crescere e di strutturarsi meglio «per affrontare le nuove sfide del mercato». Il 2008 (il bilancio chiude il 31 marzo) sarà un altro anno da incorniciare,con ricavi aggregati che toccheranno i 105 milioni: 85 milioni prodotti da Geo Spirit spa (+20% sul 2000, che ha migliorato ancora la redditività sfiorando il 35% di margine operativo lordo (era il 32%); una ventina di milioni apportati da D&K distribution spa, titolare dei marchi Dekker,Dekher e Kejo,rimasta stabile nell'ultimo anno, e per la quale si prevede una forte crescita in questo esercizio.
Partendo da questi numeri, Geo Spirit si prepara ad affrontare le nuove sfide che si chiamano mercati esteri e negozi monomarca.Sul fronte export, l'azienda quest'anno ha superato quota 20%, trainata dalla Germania che ha raddoppiato il fatturato, e si è posizionata in Giappone, Stati Uniti e Russia. Proprio per farsi largo sui mercati emergenti, in particolare Russia e Cina, Geo Spirit sta lavorando a un progetto retail. «Non esiste una strategia unica per tutti i Paesi-sostiene Gianelli – e se è vero che in Italia dobbiamo fare attenzione a non danneggiare i nostri clienti aprendo negozi, è anche vero che in Russia e in Cina i monomarca sono un mezzo indispensabile pervendere» .
Estratto da Il Sole 24 Ore del 10/1/08 a cura di Pambianconews