Non era mai successo: l'Italia ha battuto la Francia nella sua specialità, il lusso. E lo ha fatto sul terreno di gioco più importante al mondo, il Giappone, che da solo rappresenta tra il 20 e il 40% della domanda di abbigliamento, gioielli, pelletteria e orologi di alta gamma, un mercato che a livello globale vale circa 140 miliardi di euro.
Secondo l'ultimo report di Yasuhiro Yamaguchi, capo degli analisti del lusso della banca svizzera Ubs, in maggio le importazioni di beni di lusso made in Italy hanno «stracciato» (il termine tecnico è «outperformed») quelli made in France. Il risultato migliore (+38%) è quello dell'abbigliamento maschile, grazie a brand come Prada, Armani e Dolce&Gabbana, ma non è andata male neppure a quello femminile (+17%). Mentre i francesi hanno perso sia nel settore uomo (-14%) sia in quello delle borse (-16%).
Yamaguchi sostiene che i marchi del lusso continueranno a crescere a doppia cifra e a macinare utili non solo nel 2007, ma anche nel 2008. Nel report precedente a quello sulla debacle francese, Yamaguchi ha ipotizzato che nel lungo termine il margine operativo lordo dei gruppi del lusso sarà del 18% e che ci sarà un ritorno netto del 16% sull'investimento azionario. Il problema, a questo punto, è che l'Italia non ha molti player globali e che rischia, quindi, di non approfittare in pieno dell'opportunità di crescita.
«Bulgari è molto forte in Giappone, ma ci sono altri brand, oltre naturalmente a Prada, Armani e Dolce&Gabbana, che hanno ottime possibilità nel nostro Paese, ad esempio Tod's e Gucci, in particolare con il marchio Bottega Veneta, spiega Yamaguchi».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/07/07 a cura di Pambianconews