Applicare il «pegno rotativo» per bypassare la contrazione della disponibilità di metallo, che passa attraverso il debito nei confronti delle banche. Una situazione dovuta ad un repentino innalzamento del prezzo dell'oro, cresciuto negli ultimi 12 mesi del 60% passando da 10 a 15/16 euro al grammo attraverso un picco di 18 euro/grammo. È questo il progetto studiato da Uno A Erre (azienda aretina leader nel settore) con Federorafi (associazione di categoria che riunisce le maggiori aziende industriali protagoniste dell'80% della produzione italiana) e Abi (associazione bancaria italiana rappresentata in questo frangente da Banca Popolare dell'Etruria, Banca Intesa e Banca Monte dei Paschi di Siena), al fine di superare i limiti dimensionali posti dagli affidamenti ed offrire maggiori garanzie alle banche che effettuano prestiti d'uso.
Attraverso il pegno rotativo, il bene gravato (oreficeria e semilavorati) continua a far parte del circuito produttivo con l'eliminazione dell'immobilità della garanzia che renderebbe improduttivo il bene sul quale insiste. In sostanza si tratterebbe di creare all'interno dell'azienda un caveau, assunto in comodato dalla banca, dal quale l'azienda potrà prelevare la materia prima re-immettendo all'interno dello stesso una quantità di prodotto uguale a quella prelevata in modo da mantenere quotidianamente inalterato il quantitativo di oro preso in pegno.
Nel 2004 Uno A Erre ha consolidato la propria presenza sul mercato mondiale distribuendo il proprio fatturato in Italia (37%), in Europa (27,2%), in Estremo Oriente e Oceania (19,5%), in Medio Oriente (8,1%) e in Nord America (8,1%). Questi numeri sono la diretta testimonianza della tendenza multi-mercato e multi-area di Uno A Erre che si sta preparando ad un riposizionamento nel settore di mercato definito High End, a metà strada tra l'oreficeria di base (catene, bracciali, anelli ecc) e la gioielleria.
L'obiettivo è di accorciare le distanze tra produzione e cliente, puntando l'accento sulla qualità e sul marchio («Lo stile Made in Italy sarà una conditio sine qua non per i nostri prodotti»), forse le uniche due peculiarità che non temono il confronto dei grandi mercati emergenti come quello cinese.
Estratto da Finanza & Mercati del 14/11/06 a cura di Pambianconews