La nautica italiana continua a crescere, con tassi che sfiorano la soglia delle due cifre. Ma, sotto le volte dei padiglioni e dallo specchio acqueo della nuova marina del Salone di Genova, sale la voglia di crescere meglio e di più. Gli imprenditori del settore cercano nuove sfide e si affacciano su mercati, finora inesplorati, da affiancare a quelli consolidati da tempo.
L'Ucina, l'associazione che li rappresenta, propone al Governo un patto per la crescita per sciogliere i nodi (fiscalità adeguata; incentivi alla ricerca; promozione della portualità turistica) che ancora impediscono il decollo di un sistema Italia della nautica.
Girando fra gli stand della rassegna genovese, capita di imbattersi in costruttori di barche che non riescono a far fronte alla domanda. È il caso di Massimo Radice, vicepresidente della Sessa Marine, cantiere di Bergamo specializzato in una fascia di prodotto di dimensioni medie (dai sei ai quindici metri). L'azienda orobica debutta in questi giorni sul mercato statunitense con l'inaugurazione di una filiale in Florida. Radice ha già piazzato qualche testa di ponte in Australia e Dubai, ma morde il freno. «Abbiamo il problema, dice, di non riuscire a produrre abbastanza. D'altro canto, non vogliamo aumentare i quantitativi prodotti a scapito della qualità».
Orizzonti di espansione anche per le grandi imbarcazioni (da ai a oltre 40 metri) allestite ad Amelia (La Spezia) e a Viareggio dai cantieri San Lorenzo. Anche in questo caso si punta sul mercato a stelle e strisce. « Alla fine del mese, spiega Mimmo Beltramone, direttore marketing, presenteremo una barca dedicata esclusivamente al mercato statunitense per la quale abbiamo varato una partnership commerciale e logistica con Viking. Il nostro è un ingresso mirato su quel mercato: nel 200, costruiremo non più di 25 unità, tre o quattro delle quali per clienti americani».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 8/10/06 a cura di Pambianconews