L'oro di Arezzo non luccica più come qualche anno fa, ma ha alle spalle una buona copertura finanziaria da parte degli istituti di credito locali che permette alle aziende di sopravvivere anche in periodi di crisi.
Il distretto orafo di Arezzo conta circa 1.500 aziende, distribuite in tutta la provincia, per un fatturato complessivo che nel 2005 era circa 2,3 miliardi di euro. Un'attività che difficilmente avrebbe raggiunto le dimensioni attuali senza la disponibilità delle banche. «Il nostro impegno per sostenere le imprese orafe aretine si concentra soprattutto su due aspetti, dice Rodolfo Bariatti, vicedirettore generale della Banca di credito cooperativo di Anghiari e Stia, da una parte l'appoggio finanziario classico che riserviamo a tutti i nostri clienti e dall'altro il prestito d'uso della materia prima. Invece di concedere prestiti alle società perché si procurino la quantità di oro sufficiente per la loro produzione, siamo noi stessi a ordinare e custodire il metallo fino, prestandolo poi alle imprese, in cambio di un minimo interesse. L'unico vincolo perle aziende è che devono mantenere, nel proprio processo produttivo, tutta la quantità di oro fornita. Per tenere sotto controllo questo aspetto effettuiamo controlli periodici, d'accordo con le imprese, per evitare spiacevoli inconvenienti».
Azioni particolarmente importanti soprattutto in periodi di magra come quelli attuali. Dopo anni di particolare fulgore il distretto orafo aretino è entrato in una fase difficile, a causa dell'aumento del prezzo delle materie prime e del calo della domanda. «Stiamo cercando di variare le fonti di approvvigionamento, conclude Bariatti, riducendo al massimo la catena di fornitura per evitare i costi intermedi. Questo è il momento di supportare le imprese che dimostrano di voler reagire alla crisi».
Estratto da Finanza&Mercati del 25/07/06 a cura di Pambianconews