L'Italia del tessile e abbigliamento è destinata a perdere ancora quote sui mercati esteri. Ci sono ancora nubi all'orizzonte, ma non è uno scenario tutto negativo quello tracciato ieri da Gregorio De Felice, capo economista di Banca Intesa, al convegno “Milano di moda” organizzato dal Comune di Milano, dalla Camera di commercio e dalla stessa Banca Intesa. La premessa sono i mercati.
L'Italia rimane il fanalino di coda, però c'è spazio per un cauto ottimismo. E nel 2006, finalmente, «la produzione potrà riprendere lentamente a crescere contando sui prodotti di fascia alta», sottolinea De Felice. II problema è che il made in Italy perde quota sui mercati e aumenta il peso dei Paesi emergenti, prima la Cina: «La domanda mondiale rivolta ai produttori italiani continuerà a offrire occasioni di crescita che le esportazioni italiane coglieranno solo in parte», dice De Felice. Sul fronte delle aziende, il divario tra chi va bene e chi no è sempre più forte: «Evidentemente ci sono strategie che funzionano».
Anche per Gaetano Miccichè, responsabile corporate di Banca Intesa, «il panorama del settore è molto variegato. Per avere successo sono quattro le parole chiave: dimensioni, innovazione, internazionalizzazione, squadra. Il tutto assemblato con un collante indispensabile: la fiducia, come ha ricordato il presidente Carlo Azeglio Ciampi». Il convegno è servito anche a discutere del ruolo di Milano nella moda. Giovanni Bozzetti, assessore comunale alla Moda e ai grandi eventi, ha raccolto la proposta, invitando tutti a «superare le differenze e a creare una rinnovata alleanza tra stilisti, imprenditori, istituzioni e cittadini».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 3/05/05 a cura di Pambianconews