Slitta a questa settimana il provvedimento sulla competitività, che pure tutti ritenevano urgentissimo. Si confermano troppo lunghi i tempi della politica, se confrontati con quelli dell'economia: sono trascorsi appena settanta giorni dalla fine dell'accordo Multifibre e la situazione appare sempre più drammatica per un Paese come il nostro, che con la Spagna e la Grecia ha la più forte industria manifatturiera. Ma è l'Italia in particolare a soffrire, essendo leader nella produzione del tessile-abbigliamento e delle calzature, che coni suoi 103.270 dipendenti concentra circa il 50% della produzione europea.
Instancabile, l'Anci, l'associazione di categoria, continua a denunciare questa crisi che, secondo il presidente Rossano Soldini, un toscano energico che non ama il linguaggio felpato della diplomazia, era annunciato dalla fretta e dalla confusione dello smantellamento velocissimo di tutte le quote. «Dovevamo muoverci su tempi più lunghi, osserva, e soprattutto legare queste aperture di mercato all'adeguamento effettivo del contesto economico cinese agli standard sociali e ambientali europei».
«Abbiamo lavorato duro in questi mesi per creare una condivisione delle analisi e un fronte comune con i sindacati, Confindustria e governo. Adesso parliamo tutti la stessa lingua e le iniziative assumono un peso ben diverso. I nostri problemi non dipendono da un deficit di competitività dei calzaturifici italiani, ma da fattori esterni per i quali bisogna trovare opportune soluzioni».
Estratto da CorrierEconomia del 7/02/05 a cura di Pambianconews