«Abbiamo disperatamente bisogno di presentarci, soprattutto qui in Cina, come sistema Italia. Le paure, i progetti di barriere contro la loro concorrenza commerciale? Ma con la paura non difendi nessuna economia. E dovremmo saperlo bene, noi italiani: un tempo, eravamo noi i cinesi d'Europa». Adolfo Urso, viceministro delle attività produttive, è tornato in Cina. Da Shanghai a Pechino, guida una missione che dovrà lanciare il «progetto Marco Polo, 200 eventi dedicati in un anno al Made in Italy». Ci sono molti ritardi da recuperare. L'ultima volta, Urso era venuto in visita quando c'era l'epidemia della Sars, e quando per l'allarme sanitario la Scala aveva cancellato la sua tournée: gesto tanto sgarbato per i cinesi, quanto invece era stato gradito quel signore che arrivava da Roma e parlava senza mascherina sul volto, proprio come i tedeschi al seguito di Schr�der.
Sono passati mesi, la Sars non c'è più, ma restano i fossati: i lunghi silenzi riempiti dall'attivismo di tedeschi e francesi; la crisi innescata dalla fame di acciaio di Pechino, dal rincaro del coke; lo squilibrio nella bilancia commerciale italo-cinese, con un Paese che ha 403,3 miliardi di dollari in riserve valutarie e una produzione industriale in aumento del 17%, di fronte all'Italia con i fatturati industriali in calo di oltre il 6%. Nella delegazione che accompagna Urso ci sono siderurgici, come Emilio Riva; e imprenditori tessili, meccanici, alimentari. Tutti ammirano la Cina, molti ci lavorano già, ne conoscono anche i problemi.
Il progetto Marco Polo viaggia su tre binari: turismo, flusso di capitali, promozione del prodotto italiano. Fra i 200 eventi: la Ferrari che inaugura il circuito della Formula Uno a giugno, l'inizio del volo Venezia-Shanghai, della compagnia Volare; i corsi di master per medici cinesi della Fondazione Italia-Cina, le sfilate di moda e le fiere industriali promosse dall'Ice. A maggio, il primo ministro Wen Jiabao sarà a Roma con cento compatrioti imprenditori, e i primi gruppi di turisti cinesi avranno i visti per l'Italia: «Da ora al 2010, avverte Urso, in 100 milioni saranno in giro per il mondo, il 75% vuole visitare l'Italia: dobbiamo prepararci ad accoglierli».
Estratto da Corriere della Sera del 30/03/04 a cura di Pambianconews