Montefibre cola a picco in Borsa. Il titolo della società presieduta da Roberto De Santis ieri ha lasciato sul terreno il 6% a quota 0,21 euro. L'ondata di vendita sarebbe scattata sull'imminente chiusura dello stabilimento di Acerra, in provincia di Napoli. Ma, nelle sale operative, c'è già chi prospetta il peggio avanzando l'ipotesi, a brevissima scadenza, di amministrazione controllata per Montefibre. Un gruppo, quest'ultimo, che ha archiviato i primi nove mesi 2003 con una perdita di 20,1 milioni.
Secondo fonti finanziarie, uno scenario alternativo potrebbe materializzarsi con l'ingresso in scena di Sviluppo Italia a patto però che anche la famiglia Orlandi, che ha in mano il 43% di Montefibre, sia disposta a partecipare pro-quota ad un aumento di capitale di Ngp. Un'opzione quest'ultima che richiederebbe alla Orlandi Spa, titolare anche del 43% della Ngp (la divisione polimeri che Montefibre ha scorporato e quotato a marzo 2003) un notevole sforzo finanziario. Soprattutto se si considera che Ngp ha archiviato il 2003 una perdita da 28 milioni di euro. Di qui la decisione di Ngp di presentare un piano industriale, che prevede la riconversione della società, al Ministero delle attività produttive e a Sviluppo Italia.
Intanto dalla sede romana della società di Massimo Caputi fanno sapere di non voler commentare la notizia di un intervento di Sviluppo Italia nella vicenda Montefibre, precisando però che la missione aziendale del gruppo non è salvare imprese in crisi. Opzione, quest'ultima, che si configurerebbe, tra l'altro, come una sorta di aiuto di Stato in contrasto con le normative di Bruxelles. «Il nostro ruolo è sviluppare le imprese» hanno chiarito fonti ufficiali di Sviluppo Italia.
Estratto da Finanza&Mercati del 24/03/04 a cura di Pambianconews