Nel dibattito italiano sulla Cina si sono delineate tre posizioni: quella ‘’pessimistica’’, quella ‘’ottimistica’’ e quella razionale. La posizione ‘’pessimistica’’ ha persino generato nostalgie ‘’protezionistiche’’, esasperate dalle dichiarazioni di alcuni esponenti di un partito politico che sembravano voler scardinare i principi della Wto alla ricerca di un impossibile localismo economico. La posizione ‘’ottimistica’’ ha trovato espressione in editoriali e interviste di vari protagonisti della scena italiana che asserivano, ma non dimostravano, l'esistenza di eccezionali “opportunità” di collaborazione economica che la crescita della Cina può offrire all'Italia. Si è persino parlato anche di ‘’ultimo treno per Pechino’’. Il problema è però quello dei tempi che in economia contano assai. Anche noi reputiamo che ci siano delle ‘’opportunità’’, ma in una prospettiva di medio-lungo termine che può dare risultati macroeconomici all'Italia non prima di 5-10 anni, pur se impostata da subito sicuramente nel ritorno alla frammentazione dei mercati e alle guerre doganali d'altri tempi, che renderebbero tutti più poveri».
Il dato oggettivo è che l'aggressività commerciale senza precedenti della Cina si fonda non solo su un costo del lavoro eccezionalmente basso anche su molti altri fattori di concorrenza asimmetrica o illegale che stanno mettendo in difficoltà persino Paesi emergenti come il Messico o l'India. Lasciamo all'Europa riflettere se a un Paese così competitivo sul costo del lavoro come la Cina è possibile lasciare anche il vantaggio di un tasso di cambio artificiosamente ancorato al dollaro, la cui debolezza nei confronti dell'euro sta spiazzando l'export europeo. Ma l'Europa e l'Italia devono anche agire contro il fenomeno della contraffazione asiatica che sta dilagando, come risulta dai siti della Ue e dell'Agenzia delle dogane italiane.
Alcuni provvedimenti a tutela del ‘’made in Italy’’ sono utilmente stati introdotti nella Finanziaria. Ma occorre fare di più e presto, prima che sia troppo tardi: il Governo italiano deve agire in Europa per far adottare misure urgenti contro la contraffazione dei prodotti italiani ed europei e la vendita in Europa di prodotti cinesi non omologati. Il treno del semestre di presidenza europea, l'ultimo per Bruxelles, è per il momento assai più importante di quello per Pechino e purtroppo sta ormai passando.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 3/12/03 a cura di Pambianconews