In questi giorni Milano brulica di buyer, stilisti e modelle. è cominciata la settimana della moda: sulle passerelle sono sfilati nuovi tagli, tessuti ricercatissimi, ma anche musi lunghi. Perché il 2003 si prepara a diventare l'annus horribilis del made in Italy e di tutto quello che gli ruota intorno. I big del settore lo sanno bene e, insieme con i nuovi modelli, stanno preparando nuove strategie per uscire dalla crisi. Un'impresa non facile, dove ogni possibile soluzione inciampa in nuovi e vecchi problemi.
«è inutile ricordare che i cinesi hanno una moneta svalutata almeno del 40%» , ha detto a Economy Franco Ferraris, amministratore delegato del Lanificio Ermenegildo Zegna. «Bisogna guardare avanti, seguire il costume e lo spirito del tempo. Dobbiamo puntare sull'innovazione». Una perdita di circa il 4%, con un fatturato passato da 80 a 77 milioni di euro nel giro di un anno, è bastata a uno dei marchi simbolo del distretto biellese per correggere la rotta e orientarsi su un pubblico sempre più ampio, senza trascurare l'alta qualità delle produzioni. Secondo Ferraris, infatti, Biella non può permettersi di selezionare ulteriormente i propri clienti. Bisogna diversificare l'offerta. Le premesse ci sono.
Nel 2005 l'invasione cinese? Per tamponare l'emorragia dei ricavi, esperti e addetti al lavoro indicano una possibile via d'uscita anche nella riduzione dei costi, tenuto conto che i prezzi delle materie prime, lana e filati pregiati su tutto, non hanno subito forti oscillazioni. Anche perché alle porte si profila una nuova minaccia. Forse ben più grave della concorrenza a basso costo dei Paesi asiatici che oggi fa soffrire i produttori biellesi. Davanti allo spettro di una massiccia invasione di capi confezionati in Oriente a costi bassissimi, tecnologia e qualità forse non bastano. Allora, non resta che l'euro.
Estratto da Economy del 25/09/03 a cura di Pambianconews