La crisi è strutturale, profonda, e si è già manifestata nei conti delle società della moda, italiane e globali. E non è detto che tutti riusciranno a sopravvivere fino alla ripresa.Tanto che gli analisti si sono affrettati a rivedere al ribasso le stime per queste aziende, perché la frenata nei consumi è solo all'inizio e l'impatto su fatturato e utili sarà ancora, più evidente nel terzo e quarto trimestre 2003. E di pari passo i consigli di acquisto, i cosiddetti buy, per le azioni del comparto sono sempre più rari. «Le previsioni di una ripresa del settore e del lusso nella seconda metà del 2002 sono state disattese» spiegano gli analisti di Caboto. «Gli eventi bellici hanno determinato una contrazione degli ordini del primo trimestre 2003. A risentirne, anche a causa dei problemi legati alla Sars, dovrebbe essere la produzione del secondo e terzo trimestre di quest'anno».
Per Gucci vendite in calo del 7%. Il gruppo guidato da Domenico De Sole sta diventando l'emblema della discesa dei titoli del lusso. Controllato per il 63% dalla holding francese Pinault Printemps Redoute (Ppr), Gucci nel primo trimestre di quest'anno ha registrato un fatturato di 567,1 milioni di euro, in calo del 7% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (e del 5% rispetto alle attese degli analisti), mentre gli utili netti sono scesi da 35 5 a 1,2 milioni. Il titolo, sta pagando il conto di alcune decisioni prese dalla società controllante: «L'andamento delle azioni è distorto dalla decisione di Ppr di offrire agli azionisti di minoranza 101,5 dollari per azione entro il prossimo 22 marzo 2004» spiega Costanza Maradones, analista di Citigroup.
Ma Tod's scommette sulla crescita. In Italia, l'emblema del lusso a Piazza Affari è Tod's. Il gruppo guidato da Diego Della Valle ha archiviato un primo trimestre stabile sui livelli del 2002 (con un utile di 8,4 milioni di euro e un fatturato di 103 milioni di euro) e il titolo è vicino ai massimi dell'anno (29 euro). Ma la società ha obiettivi ambiziosi, che però non convincono gli analisti. «Ci sembra troppo aggressiva l'attesa di una crescita dei ricavi del 7,3%» dice un report della Caboto. «Le potenzialità di aumento del business al dettaglio, infatti, sono inferiori a quelle del passato. Le attese del gruppo, a metà maggio, erano ancora per una crescita sostenuta dei ricavi, ma l'obiettivo potrebbe non essere raggiunto facilmente».
Estratto da Economy del 11/07/03 a cura di Pambianconews