Un campione di redditività come Giorgio Armani, il risultato operativo 2002 è salito al 14,2% sul fatturato, quest'anno è cauto nell'aumentare gli investimenti: «A novembre avevamo fatto un budget per promozione e pubblicità in aumento del 10%, poi abbiamo preferito confermare i circa 200 milioni di Euro dell'anno scorso, che comprendono anche la comunicazione su profumi e cosmetici», spiegano in via Borgonuovo a Milano. In ogni caso, le nuove aperture vanno avanti, quest'anno saranno venti, dieci in meno del 2002, con l'auspicio che la crisi valga anche per le quotazioni immobiliari.
«Stiamo tagliando dappertutto, dice Domenico De Sole, amministratore delegato del gruppo Gucci, in particolare, le spese generali e amministrative e tutti i costi discrezionali, come i viaggi». Gucci si è lasciata alle spalle un biennio di forti investimenti (600 milioni di euro) e conta su un calo delle spese di capitale fino al 2005. Anche Prada si concentra sulle spese generali. «Non riduciamo gli investimenti su prodotto e immagine, dicono al quartier generale, ma lavoriamo sui servizi generali, come telefono, spese amministrative, viaggi …Stiamo rafforzando le sinergie produttive e abbiamo ridotto le consulenze».
Per Valentino, che Marzotto ha acquisito due anni fa, l'intervento sui costi è avviato da tempo con l'obiettivo del pareggio nel 2004. « è un anno difficile, dice l'amministratore delegato Michele Norsa, anche se da metà maggio le vendite sono in ripresa. Ci sono margini da recuperare nella produzione, con i fornitori, e più attenzione all'efficienza dei punti vendita, con la diminuzione del personale. Si risparmia dappertutto: nel gruppo è stata rivista la politica dei viaggi, si cercano di sfruttare le opportunità offerte dal mercato».
«Abbiamo subito avviato un piano per ridurre del 10% i costi negli Usa, racconta l'amministratore delegato Gildo Zegna, e poi ci siamo sensibilizzati sul resto del mondo. E per fortuna abbiamo rinviato, fino ad annullarlo, l'acquisto di uno spazio a Soho, che tre anni fa sembrava la nuova mecca: oggi avrebbe perdite uguali ai ricavi. è importante continuare i programmi di apertura, ma bisogna avere il coraggio di tagliare i rami secchi, i negozi che in tre anni non vanno in pareggio: lo abbiamo fatto ad Ankara e ora chiuderemo altre due vetrine».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 24/06/03 a cura di Pambianconews