Da settembre occuperà lo spazio su piazza San Babila a Milano che è stato finora il regno di Elio Fiorucci. Hennes & Mauritz è la maggior catena di abbigliamento europea, una sorta di Ikea dell'abito che «minaccia» di avere lo stesso successo già sperimentato dai «fratelli» del mobile. Il suo arrivo in Italia desta attesa, ma anche preoccupazione tra i concorrenti, dopo che già sono arrivati su questo mercato gli spagnoli di Zara (gruppo Inditex) e di Mango. Di H&M Stefan Persson è il presidente, e in questa intervista, rilasciata a Stoccolma insieme all'amministratore delegato, il danese Rolf Eriksen, racconta (con prudenza) i progetti italiani, (con soddisfazione) gli ultimi risultati di bilancio e (con sicurezza) la strategia che considera vincente oggi per un gruppo della moda.
Per la prima metà dell'anno che voi chiudete al 31 maggio, avete annunciato un aumento del fatturato del 9% e degli utili del 28%.
«E ne siamo molti soddisfatti, è uno dei risultati migliori della nostra storia».
Veramente, gli analisti sono rimasti un po' delusi dall'andamento delle vendite.
«Gli analisti parlano di maggio, perché gli altri dati li avevano già avuti. Ma non bisogna dimenticare che la primavera è stata molto più fredda del solito, che a Pasqua c'è stato quasi un mese di vacanza a causa del calendario e che con la guerra in Iraq il mondo non era poi così pacifico. Noi abbiamo avuto cautela negli acquisti e siamo stati realisti per contenere il livello del magazzino».
Cosa vi aspettate da qui alla fine dell'anno?
«Non diamo mai cifre di previsione. C'è una nuova situazione di cui dobbiamo prendere atto. In generale, la nostra strategia è di avere una crescita dei negozi del 10-15% e delle vendite tra il 2 e il 4%».
Finora avete avuto una crescita costante e tutta dall'interno. Pensate di poterla forzare con un' acquisizione?
«Non certo acquisendo altre società. Vogliamo continuare a crescere organicamente, come abbiamo sempre fatto. Abbiamo grandi possibilità negli Stati Uniti, dove siamo ancora piccoli. E poi Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, e ora anche l'Italia…».
Il negozio di settembre è il primo di quanti?
«Quante persone ci sono in Italia, 50-60 milioni? Più o meno come in Inghilterra dove abbiamo 75 punti vendita e ancora una parte piccolissima del mercato. Forse non avremo le stesse possibilità perché le infrastrutture non sono le stesse dell'Inghilterra, ma in Italia potremo crescere per molti anni prima di essere a regime. Se, poi, guardiamo all'Italia del Nord, vediamo che ha anche più abitanti della vicina Austria dove noi abbiamo 47 negozi».
Estratto da CorrierEconomia del 23/06/03 a cura di Pambianconews