La ripresa della moda doveva arrivare nel 2003. I più ottimisti, ormai pochi, l'hanno rimandata di mese in mese, fino al prossimo autunno. Così la maggior parte delle aziende si aspetta un ritorno alla crescita soltanto dalla primavera dell'anno prossimo e le sfilate di prèt-à-porter maschile al via oggi a Milano saranno il momento della verità. Insieme a Pitti Uomo, la quattro giorni fiorentina che si chiude oggi, sarà il primo assaggio sul 2004 e le presenze ai bordi delle passerelle diranno molto sul prossimo futuro della moda italiana.
Molti buyer assicurano la loro presenza a Milano ma non c'è altrettanta sicurezza su ordini e acquisti. Per di più, i department store, grandi magazzini americani o giapponesi, in questo momento sono il volto migliore (il meno brutto) delle vendite di moda, che soffrono di più nelle catene e nei negozi diretti. Ovunque il settore è in crisi. In Italia, complice l'alleanza tra difficoltà economiche, guerra e Sars, sono venuti a mancare i viaggi dei turisti dall'altra parte del mondo, che arrivano per fare incetta di abiti made in Italy.
Le speranze per il futuro guardano tutte a Est, alla Russia e ai Paesi dell'ex Urss, terreni quasi vergini per la moda, e alla Cina, dove la crescita andrà avanti nonostante la Sars. Ma non si potrà fare a meno dei #'soliti'' mercati, dove l'inizio di quest'anno è un pessimo viatico: l'export di abbigliamento maschile è diminuito del 5,5%, toccando le punte più basse in Germania e Regno Unito (-19,5%), in Belgio (-16%) e negli Stati Uniti (-6%).
Estratto da Il Sole 24 Ore del 22/06/03 a cura di Pambianconews