Una drammatica conferma dello stato di crisi in cui versa il sistema moda italiano arriva dagli ultimi dati Istat che riferiscono un calo di occupazione di 38 mila unità dal 2001 al 2002. Tutto il settore del tessile, abbigliamento, pelle, pelletteria, calzatura è passato dai 963 mila occupati del 2001 ai 925 mila del 2002. E' la conferma di quanto Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda italiana preannunciò un anno fa lamentando che i giornali parlavano tanto di crisi dell'auto, trascurando quella profonda in cui già versava il sistema moda. E le sue previsioni che parlavano di 30 mila posti a rischio erano ancora ottimistiche. Questo dato allarmante si traduce in un altro dato: quello della produzione dell'industria della moda italiana realizzata in Italia che nel 2002 è diminuita dell'8,7%. L'andamento del settore nel suo complesso riflette questo stato di fatto.
Anche lei spinge per una maggiore delocalizzazione?
«Si, ma mirata. Penso ad una delocalizzazione che tenga in Italia tutto ciò che è #prodotto', stile, logistica, immagine e comunicazione. Insomma è fondamentale che il controllo delle operazioni sia qui, mentre ad essere portati fuori confine siano gli aspetti meno significativi, quelli dove il costo del lavoro ha un'incidenza negativa».
Il costo del lavoro quanto incide?
«Le darò delle indicazioni che riguardano il mio gruppo. Nel prodotto più sofisticato la manodopera operaia incide dell'8%. Nella torcitura un po' più del doppio. L'energia che è un altro fattore competitivo importante, nella parte a valle incide pochissimo mentre in quella a monte in modo significativo. Mentre in Slovacchia costa il 50% in meno dell'Italia, la più cara in Europa».
Alcuni settori della moda hanno in programma di trasferire fuori dall'Italia interi distretti produttivi. Può essere una soluzione?
«Non credo che oggi si possa clonare all'estero il distretto italiano. Penso che in questo momento debbano andarci delle grosse imprese. Può darsi che in una seconda fase, tra una decina d'anni, si possa creare attorno ai leader un contesto di tante piccole realtà».
Estratto da Affari & Finanza del 16/06/03 a cura di Pambianconews