Tutt'altro che un'operazione di solo business. Il divorzio fra Giorgio Armani e la Luxottica di Leonardo Del Vecchio annunciato poche settimane fa non è la fine di una licenza o l'esaurimento di un rapporto di feeling, ma preannuncia molto probabilmente un'autentica rivoluzione destinata ad avere importanti ricadute nel mondo della finanza, della moda e dell'occhialeria. Ne è convinto Silvio Vecellio, amministratore delegato di Allison, la fabbrica di occhiali di IT holding volata in tre anni da 13 a 65 milioni di euro di fatturato e che produce a marchio Ferrè, Extè, Romeo Gigli, Anna Sui, Try, RH+. Vecellio non è un manager qualunque: fu lui, una quindicina d'anni fa, quando stava in Safilo, ad intuire che l'occhiale poteva diventare da protesi sanitaria ad accessorio di moda.
Vecellio invita a non guardare la lettura #emozionale' data dalla Borsa all'annuncio del divorzio e di essere cauti anche con i rumors di questi giorni che vedrebbero un Armani in marcia di avvicinamento a Safilo e un Del Vecchio pronto ad acquisire la De Rigo, il terzo colosso italiano dell'occhialeria. #'Armani, spiega Vecellio, ha evidentemente voluto ancora una volta tirarsi fuori da un gruppo sempre più massificato, cerca di ridare esclusività, probabilmente anche attraverso una attività di ricerca, alla sua griffe anche nell'occhialeria, non vuole essere come tutti gli altri in tutti i negozi e questa è una mossa di grande intelligenza. Perché Del Vecchio non ha rilanciato? Perché se è vero che Armani è una grande griffe è altrettanto vero che a Luxottica i marchi non mancano certo e che il vero business dell'azienda di Agordo oggi è la distribuzione, sono i negozi''.
Se è vero tutto ciò, se Armani sceglierà la strada di fare occhiali in proprio o con un partner solo tecnico ma soprattutto esclusivo, se decimerà i negozi cui affiderà la sua griffe, i Dior, gli Chanel, i Gucci potranno stare alla finestra e continuare ad essere venduti ad ogni angolo di strada? Qui potrebbe scattare la rivoluzione anche industriale, visto il peso che questi marchi hanno per i big dell'occhialeria di oggi. Le concentrazioni produttive rischiano di saltare, ma andrà ad emergere anche l'ennesima contraddizione di questo settore e che vede oggi i produttori con le catene distributive primi concorrenti proprio dei loro clienti, i negozi di ottica.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 31/12/02 a cura di Pambianconews