Le case di moda stanno facendo incetta di negozi e palazzi nel centro di Milano per allargare sempre più la loro sfera di attività. Una strategia che non ha mancato di suscitare polemiche per un'invadenza che in alcuni casi va a scapito delle botteghe artigiana della vecchia Milano, sempre più di frequente sfrattate dai luoghi simbolo della città. Ma c'è chi, tra i manager della moda, non accetta di accollarsi questa etichetta di invasore senza scrupoli e sposta l'attenzione sui benefici che le luxury company, come vengono definite negli ambienti anglosassoni, possono portare a Milano a al sistema economico italiano. Domenico De Sole, presidente del Gucci Group, 10 marchi distribuiti in otto negozi tra via Montenapoleone e via della Spiga, show room in via Pontaccio e sfilate nell'ex cinema Diana, è uno di questi.
Qual è il progetto di Gucci per via Montenapoleone?
«Quando scadranno i contratti di locazione in essere collocheremo i nostri marchi nei nostri negozi. I piani superiori saranno adibiti ai nostri uffici amministrativi. Non faremo interventi rivoluzionari, vogliamo rispettare il look del palazzo. Vi sarà qualche intervento solo per rafforzare la struttura portante».
Quanto avete investito nel 2002 per i negozi a Milano?
« Il nostro budget era di 200 milioni di euro per i negozi in tutto il mondo. Solo su Milano il nostro investimento non è inferiore ai 30 milioni, tra i nuovi negozi Gucci, Yves Saint Laurent, Bottega Veneta, Boucheron e Sergio Rossi. In più abbiamo ristrutturato lo show room di via Pontaccio e il Diana».