Il made in Italy si afferma in Cina. Nel 2001 l’export di prodotti italiani verso il gigante asiatico è cresciuto del 37,5% sull’anno precedente (sfiorando i 3,3 miliardi di euro). In parallelo si rafforza la presenza diretta delle imprese italiane sul territorio locale favorita dall’adesione della Cina alla Wto. Un rapporto appena stilato dalla sede Ice di Pechino mette in luce, da un lato, il ritrovato vigore delle relazioni commerciali Italia-Cina e, dall’altro, le opportunità offerte dal Paese asiatico, che ha promesso di favorire l’ingresso degli investitori esteri sul mercato locale, «trattandoli alla stregua degli investitori cinesi».
Un numero crescente di imprese italiane punta al radicamento, cioè alla presenza diretta sul mercato cinese. Attualmente sono attive in Cina, con l’esclusione Hong Kong, circa 500 aziende italiane. Si tratta soprattutto di uffici di rappresentanza che spesso surrogano la mancanza di un’efficiente rete distributiva nel Paese e fungono da uffici commerciali e di assistenza. A essi si aggiungono le aziende di servizi:
banche, società di spedizioni, studi legali e di consulenza. La gran parte di queste aziende è concentrata nelle municipalità di Pechino e Shanghai. I principali settori di destinazione degli investimenti italiani sono : l'automobilistico e il tessile-abbigliamento.
A partire dall’apertura economica del 1978, segnala l’Ice, il valore complessivo degli investimenti italiani in Cina ha superato i 2.200 milioni di dollari (220 milioni nel solo 2001), equivalenti allo 0,6% circa del totale recepito dalla Cina e all’ 1% di quanto investito dall’Italia all’estero. L’Ice invita però gli imprenditori italiani ad accelerare sulla via del radicamento.