L'acquisizione di Valentino era una mossa pressoché obbligata anche per Marzotto, dato che nel 2003 scadrà la sua licenza su Gianfranco Ferrè. Marzotto cercava una griffe di prestigio internazionale, con un forte appeal anche presso il pubblico femminile. L'abbigliamento per la donna, infatti, è un punto debole storico del gruppo di Valdagno. La creazione di una linea-donna da parte della controllata Hugo Boss va in tale direzione, ma i risultati faticano a arrivare. La disponibilità di un brand di valore per l'universo femminile può dunque divenire una leva importante per accrescere i volumi di Marzotto.
Valentino spa è stata valorizzata 35,6 milioni di euro, mentre nel #98 Hdp sborsò 279 milioni di euro per acquisire la casa di moda da Valentino Garavani e dal suo socio storico Giancarlo Giammetti. Marzotto però si accolla debiti per 204,4 milioni di euro, di cui 155 direttamente conducibili a Hdp. La maison ha accumulato perdite per oltre 90 milioni di euro, nonostante abbia ricevuto dai soci 62 milioni di euro attraverso due ricapitalizzazioni. Il fatturato di Valentino spa nel 2001 è consistito in 132,5 milioni di euro, il margine lordo in 82,5 milioni, ma l'esercizio si è chiuso con una perdita netta di 28,5 milioni.
Niente aumenti di capitale, niente riduzioni dei dividendi ai soci del Gruppo Marzotto. E' in via di analisi, quindi, la cessione di una serie di assets non strategici. Nel portafoglio di Marzotto rientrano fra l'altro partecipazioni in Mediobanca (0,52%), Zucchi (21,5% azioni ordinarie e 25% risparmio), Mascioni (28%), Linificio e canapificio nazionale (54,7% ordinarie, 38% risparmio). Solo il pacchetto di Mediobanca, per nulla strategico, dato che Marzotto non è nemmeno nel patto di sindacato, ai valori correnti vale circa 50 milioni di euro.