La corsa per creare gruppi internazionali del lusso con strategie globali di retail e marketing risulta essere un problema per le case di moda italiane, fondate su personaggi dal talento indiscusso. Questo trend, infatti, minaccia di soffocare sia gli stilisti individuali sia le aspirazioni di quelli nuovi ed emergenti.
Nel passato, gli stilisti, quali ad esempio Valentino o Armani, sono cresciuti attraverso lunghi apprendistati che li hanno preparati e portati a disegnare quelle collezioni eclettiche degne della fama internazionale.
Oggi, invece, per molti nuovi stilisti lo scenario più probabile è quello di lavorare per un grande gruppo o casa di moda nella speranza di diventare capo stilista.
Carlo Pambianco, capo dell’omonima società di consulenza milanese, ritiene che la struttura dell’industria italiana offrirà maggiori opportunità agli stilisti emergenti più che altrove, specialmente se il paragone viene fatto con la Francia, dove il fatturato di LVMH è equivalente a quello dei gruppi leader italiani messi assieme.
‘Gli stilisti che agiscono individualmente- sostiene Carlo Pambianco- devono abbandonare l’idea di emulare Armani o Valentino poiché questi hanno creato il mercato occupandone le posizioni principali ‘. ‘Gli stilisti per emergere dovranno puntare, dunque, sulla libertà e spazio all’interno di queste società , anche se – aggiunge Pambianco- sarà sempre più difficile creare il giusto mix che sappia combinare la creatività e il saper operare attraverso sinergie’.