«Del bilancio 2001 sono molto soddisfatto e quest’anno spero di migliorarlo. Naturalmente la crisi sul mercato americano non potrà non incidere sui nostri conti finali del 2002, ma i progetti di investimento vanno avanti, perché si tratta di piani pluriennali, anche se con qualche piccolo ritocco. Però, per arrivare a un recupero completo, ci vorranno un paio d’anni: l’America rappresenta un bel problema».
Del resto per Giorgio Armani gli Stati Uniti rappresentano il mercato più importante: nel preconsuntivo del 2001, l’incidenza del Nord America sul totale del consolidato è pari al 28%, dunque a 356 milioni di euro, con una crescita del 35% anno su anno, mentre l’aumento della divisione retail (quella che include cioè i punti vendita di proprietà) nel mercato a stelle e strisce e dell’1 per cento.
Nel complesso, i ricavi consolidati della Giorgio Armani sono aumentati nel 2001 di ben il 23% a quota 1.270 milioni di euro. Una performance più che positiva, con una crescita media del 18% negli ultimi tre esercizi.
Non va dimenticato, in ogni caso, che il conto delle vendite è stato aumentato da due fattori importanti: l’integrazione delle produzioni di abbigliamento realizzate fino al 2000 su licenza, in prevalenza dal Gft, e l’inaugurazione di 33 negozi nel mondo.
Tra i progetti del 2002, il lancio della linea Emporio Armani gioielli insieme a Fossil, che già produce su licenza gli orologi, l’espansione distributiva della collezione casa (con l’apertura di altri 20 spazi oltre ai sei esistenti) e l’inaugurazione dei tre negozi-flagship già annunciati a Milano, Parigi, Francoforte, a cui si aggiunge il multibrand store di Hong Kong.