Il termometro dell'industria della moda indica temperature polari. Per la primavera-estate che ha appena fatto il suo debutto nei negozi, gli ordini del tessile-abbigliamento registrano indici in calo del 12% sul mercato italiano e del 15,5% sui mercati esteri, rispetto alla rilevazione di un anno prima. Le previsioni del tempo sono dell'Osservatorio congiunturale del tessile-abbigliamento, organizzato dalla Snia insieme con le associazioni di settore Ati (Associazione tessile italiana) e Smi (Sistema moda Italia).
Pesante il bilancio delle fibre sintetiche. Giancarlo Beni, responsabile dei fili tessili Snia e presidente di Assofibre, ha ricordato che l'anno scorso le vendite in Europa occidentale sono diminuite del 10% e l'unica consolazione è venuta fuori dal mercato europeo, dove l'export è cresciuto del 4,3 per cento.
La congiuntura è impietosa, ma è anche lo specchio di alcune difficoltà di sistema, messe in luce dal presidente di Ati, Rino Bonomi. Un elenco di richieste di intervento per aumentare la competitività: dal sistema fiscale e parafiscale («ridurre l'Irap, abbattendo i costi della contribuzione; prorogare la legge Tremonti fino al 2003; diminuire la contribuzione obbligatoria»), alla ricerca («il tessile-abbigliamento riceve solo il 3% degli aiuti del fondo rotativo per l'innovazione tecnologica; serve una parziale decontribuzione e l'esclusione dall'imponibile Irap del costo del lavoro dedicato a innovazione e ricerca»), fino all'internazionalizzazione produttiva.