Patrizio Bertelli è l’uomo che insieme a sua moglie Miuccia ha trasformato Prada in poco più di 20 anni da un marchio di valigerie milanese elitario ma dimenticato in un potente megabrand, pioniere del lusso italiano.
Ormai la corsa di Prada alle acquisizioni fa parte della storia recente, durata due-tre anni.
E proprio per questa corsa che Bertelli adesso sta affrontando il momento più critico dal suo esplosivo sbarco nel mondo dei multinazionali del lusso. In tre anni ha speso oltre 600 milioni di dollari, (circa 1.200 miliardi di lire), portando l’indebitamento dell’azienda a poco meno del fatturato. Ora, dopo il rinvio della quotazione in borsa prevista in primavera e lo slittamento definitivo dopo gli attacchi dell’11 settembre, l’azienda si trova in difficoltà per gli impegni presi.
Con la rinegoziazione del debito in corso con un pool di banche internazionali, Deutsche bank in testa, Bertelli in questo momento critico intende rimediare al mancato collocamento in borsa, consentendo all’azienda di proseguire con i programmi di sviluppo e di lavorare per «migliorare la qualità delle vendite» aspettando momenti migliori. Intanto, annuncia che, nonostante gli ultimi avvenimenti, «per la primavera-estate prossima abbiamo avuto ordini inferiori sol-tanto dell’1,5% rispetto al budget». E che le fabbriche sono «piene di lavoro» fino a febbraio. Per quanto riguarda il mercato statunitense (che rappresenta il 25% del fatturato), le vendite all’inizio di novembre sono arrivate a -25% in confronto all’anno precedente dopo essere crollate a -40% nei giorni successivi agli attacchi alle Twin Towers. Il mercato giapponese, invece, è in crescita, mentre quello europeo risulta stabile.
L’operazione finanziaria, che è ancora in discussione ma che dovrebbe concludersi all’inizio di dicembre, porterà il pool di sei-sette banche a sottoscrivere un prestito obbligazionario convertibile da 700 milioni di euro, di cui 260 milioni verranno utilizzati per rifinanziare l’esposizione dalla cassaforte di famiglia che controlla il gruppo verso IntesaBci, mentre il resto servirà per sistemare i debiti della holding operativa del gruppo Prada.
«In sei mesi abbiamo già riportato dentro le licenze di tutti i marchi, ma poi gli attentati hanno reso tutto più complicato». Per il controllo di Fendi, per la quale ha una partnership con Lvmh, dice che in questo momento ha la stessa probabilità di vendere o comprare. Per la linea di Prada-Beauty, lanciata l’anno scorso, cerca un partner distributivo, mentre vorrebbe una joint venture con un partner specializzato nel settore per lanciare un profumo Prada. Bertelli conferma il programma di aperture di nuovi negozi, anche per i nuovi marchi acquistati, smentendo voci di rallentamenti per difficoltà finanziane.
sintesi dell’articolo di Sara Gay Forden a cura di Pambianconews