Investimenti da molte decine di miliardi per mega-negozi in ogni parte del mondo. Per imporre lo stile. Ma irrigidiscono i conti.
Milano, New York, Parigi, Tokyo: l’importante è esserci. Aprire un negozio nelle strade della moda più famose al mondo è come avere uno spot pubblicitario che gira continuamente.
Così Hugo Boss ha inaugurato la scorsa settimana uno store di 1.400 mq sulla Fifth Avenue a New York, completo di Internet bar e sale per mostre. A Broadway sta per aprire un nuovo Department Store Fiorucci, costato 5,5 milioni di dollari per 2.700 mq di superficie.
La caccia allo spazio prestigioso è aperta: da Braccialini con tre nuove aperture in Italia e una a Hong Kong, a Fila con 50 nuovi negozi a Prada, ai 50 miliardi che Christian Dior avrebbe sborsato per uno spazio di 300 mq a Roma all’angolo tra Via Condotti e piazza di Spagna.
Anche a Milano il mercato immobiliare è in fermento, con una crescita tra l’8 e il 9%: Prada e Gucci si starebbero contendendo lo spazio del ristorante St. Andrews e l’offerta pare sia ormai arrivata a 35 miliardi.
Ma non solo Milano è in crescita: Londra (+5%), Berlino (2%) e Shanghai (20%) con picchi fino a 40.5 milioni al metro quadro nelle centralissime Tower.
Anche i tempi di ammortamento si sono ridotti, Patrizio Bertelli sostiene, ad esempio, che un negozio è da rifare nel giro di cinque anni. In questo modo i costi fissi di un’azienda si appesantiscono e la locazione (preferita in genere alla proprietà) incide sulle vendite: per l’8,4% per Gucci, per il 6,4% per Escada e Richemond.
Benetton inaugurerà a Londra il megastore rinnovato ed ampliato, mentre Roberto Cavalli ha appena acquistato il celebre Caffè Giacose di Firenze.