La società americana è stata accusata, insieme ad alcuni dirigenti e direttori, di violazione del Securities exchange act emanato nel '34.
A presentare un'azione legale alla Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto dell'Oregon è stato lo studio legale di Cauley Geller Bowman & Coates per conto degli investitori nelle azioni ordinarie della Nike acquistate nel periodo tra il 20 dicembre 2000 e il 26 febbraio 2001.
Nella denuncia si asserisce che il 19 dicembre 2000 Nike abbia annunciato risultati positivi per il secondo trimestre del 2001 e abbia inoltre dichiarato agli analisti che la società era ancora sulla giusta strada per mettere a segno una crescita dei guadagni per l'anno 2001.
Come conseguenza delle positive dichiarazioni rilasciate dal management il prezzo delle azioni, che il 19 dicembre 2000 si era attestato a quota 47,56 dollari (circa 104 mila lire), è salito, prima del 27 dicembre, oltre 55 dollari (circa 120 mila lire). A seguito delle false dichiarazioni il valore delle azioni scambiate nel periodo in questione è stato gonfiato, raggiungendo in gennaio quota 60,06 dollari (circa 131 mila lire). Gli imputati approfittando dell'incremento di prezzo hanno smantellato 401.288 azioni realizzando un profitto di 20,96 milioni di dollari (circa 45,86 miliardi di lire).
Il 26 febbraio 2001 la società americana ha poi ammesso che i risultati del terzo trimestre sarebbero stati molto al di sotto delle precedenti previsioni a causa dei problemi evidenziati nella pianificazione della fornitura che hanno portato a un'eccedenza delle scorte non ordinate e a una deficienza di magazzino della merce richiesta. L'annuncio ha fatto crollare il titolo sotto i 38,36 dollari dai 49,17 raggiunti nella precedente sessione di scambi.