Contratti non rispettati e lavoratori irregolari. Sono queste le motivazioni che hanno portato Finanza, Inps e Ufficio del lavoro a passare al setaccio le attività della Riviera del Brenta gestite da cinesi. Infatti, come riporta La Nuova Venezia, nella notte fra martedì e mercoledì sei quadre investigative hanno fatto un blitz in una quindicina di laboratori cinesi, del calzaturiero ma soprattutto del tessile, con particolare attenzione a quelle realtà che pochi mesi fa erano risultate chiuse. Alla fine della nottata sono state sospese due attività, una della quali ospitava al proprio interno diversi lavoratori in nero.
La ricerca del massimo risparmio abbinato al made in Italy, secondo Confartigianato, sta facendo letteralmente esplodere il ricorso ai contoterzisti cinesi anche nella specializzata Riviera del Brenta. Infatti, il numero dei laboratori del tessile abbigliamento e calzature a conduzione cinese delle province di Venezia e Padova è passato, in un decennio, da 236 ad oltre 900 con un aumento del 300 per cento. Nello stesso lasso di tempo sono sparite oltre 500 imprese artigiane dello stesso settore.