Cosa fa Richemont con gli stock di orologi in eccesso ritirati dagli inventari dei rivenditori? Li smantella. A dirlo è The Guardian, precisando come il colosso svizzero, controllante di brand come Cartier, Van Cleeef & Arples e Piaget, abbia distrutto orologi per circa 500 milioni di euro negli ultimi due anni, determinato a evitarne la svalutazione e, soprattutto, l’approdo sul mercato grigio. Gli orologi, si legge sulla testata britannica, vengono “smantellati e riciclati”, con il recupero di movimenti e materiali di valore.
Contestualmente alla pubblicazione dei risultati dell’esercizio fiscale al 31 marzo scorso, il gruppo guidato da Johann Rupert ha annunciato un programma di buyback da 203 milioni di euro degli stock in eccesso (nell’esercizio precedente erano stato spesi 278 milioni di euro per lo stesso motivo).“Le vendite di orologi di lusso – si legge su Reuters – sono migliorate nell’ultimo anno, dopo una fase di grave recessione, ma i brand sono ancora impegnati nella revisione dei loro modelli di business e devono sfruttare meglio i diversi canali di vendita per stimolare l’interesse dei giovani per gli orologi”. Centrale, in questo senso, la problematica dello smaltimento di prodotti invenduti.
Richemont ha chiuso i dodici mesi con profitti per 1,2 miliardi di euro, in progressione dell’1%, ma inferiori al consensus Thomson Reuters. In crescita del 3% (+8% a cambi costanti) le vendite della holding, che hanno toccato quota 10,9 miliardi di euro. A trainare la performance è stata l’Asia-Pacific con un +12%, spinta dalla Cina e da Hong Kong.