Si è svolto ieri a Firenze l’incontro ‘Moda. L’Italia fa scuola‘, organizzato dal Centro di Firenze per la Moda Italiana (Cfmi) per analizzare il tema della formazione nel fashion, un comparto che in Italia rappresenta, ad oggi, il 10% del mercato globale della Fashion Education, con un valore di 75 milioni di euro e una crescita del 9% negli ultimi quattro anni, secondo una recente ricerca di Deloitte Italia per Istituto Marangoni.
Il dibattito si è concentrato sui temi del ‘White Book. Imparare la moda in Italia‘, risultato del lavoro svolto dalla Commissione Formazione (composta da Cfmi, scuole private come Ied e Polimoda e scuole pubbliche come l’università Iuav) all’interno del Tavolo Moda e Accessorio, istituito nel gennaio 2016 presso il ministero dello Sviluppo Economico. Tra i temi trattati: le sfide che la formazione nella moda deve affrontare oggi nel nostro Paese, i nuovi profili professionali, le difficoltà burocratiche e le nuove strategie da mettere in campo.
Al termine dell’incontro è stato presentato il ‘Manifesto dell’alta formazione di moda in Italia‘, documento già inviato al Mise-ministero dello Sviluppo economico, che mira a sensibilizzare il governo del Paese e che sarà anche il punto di partenza per i prossimi eventi sulla formazione organizzati da Cfmi.
Quattro i punti del nuovo manifesto, tra i quali svolge un ruolo primario quello dell’internazionalizzazione per cui il documento richiede di destinare un budget specifico per un programma di promozione dedicato alla Formazione.
Carlo Capasa, presidente di Cnmi-Camera nazionale della moda italiana, nel corso del suo intervento ha dichiarato l’intenzione di presentare a breve un trust per destinare risorse economiche per la valorizzazione di giovani talenti, italiani o stranieri, ma che “dovranno produrre le collezioni in Italia”. Decisione che deriva dalla presa di coscienza che in Italia, diversamente che all’estero, non si spieghi correttemante ai giovani l’utilità e la bellezza del lavoro di modellista, motivo per cui oltre il 50% degli iscritti alle scuole italiane di moda è straniero.