Il 2017 rappresenta un anno di flessione per le operazioni di M&A nel settore della moda e del lusso che, dopo il fulmineo dinamismo registrato lo scorso anno, tornano a procedere con il freno a mano tirato. Secondo il report di Pambianco Strategie di Impresa sui deal realizzati nei settori moda, lusso, design e beauty, le operazioni di fusione e acquisizione nell’anno appena trascorso sono state 87, il 9% in meno rispetto alle 96 del 2016. Anno che, appunto, aveva ridato vigore al settore, intascando una notevole crescita sulle 72 del 2015 e 92 del 2014, sebbene il risultato sia stato comunque inferiore alle 106 del 2013.
I PROTAGONISTI
Protagonisti indiscussi sono stati i fondi e le holding che, insieme, sono stati i fautori di oltre il 50% delle operazioni totali. Le holding, in particolare, sono i player più dinamici, con 28 transazioni all’attivo. Tra i deal di maggiore rilevanza, in questa categoria, si ricorda l’operazione di Artémis, società d’investimento della famiglia Pinault, che ha concluso un accordo con Giambattista Valli per entrare nel capitale della maison, con la possibilità di diventarne, successivamente, l’azionista di maggioranza. Lvmh, invece, ha rilevato la maggioranza delle valigie tedesche di Rimowa per 640 milioni di euro. Procedono ancora a rilento, invece, i fondi che confermano la frenata del 2016 (-28%) con ‘appena’ 18 operazioni. Tra queste, quella che ha visto la maggioranza di Contemporary Bag rilevata da 21 Investimenti, e l’acquisizione di Golden Goose da parte del fondo Carlyle che, nello stesso anno, ha anche acquisito il 50% del fenomeno streetwear Supreme. Bc Partners, invece, ha rilevato la maggioranza del marchio spagnolo di abiti da sposa Pronovias. Sul fronte delle realtà acquisite, in prima linea ci sono le imprese attive nell’abbigliamento. Nella categoria, che ha registrato nel complesso 25 deal, e quindi il 28% del totale, rientrano l’acquisizione della maggioranza del brand John Richmond da parte della famiglia Ammaturo e quella di Dkny da parte di G-III. Protagonista, a seguire, è stato lo sportswear nella sua accezione più tecnica e di ‘performance’, con l’integrazione definitiva di Briko da parte di BasicNet, con l’ingresso al 40% di Italmobiliare in Tecnica, l’acquisto di Icebreaker da parte di Vf Corporation, a cui si aggiunge l’ingresso al 30% di Temasek in Stone Island.
ITALIA NEL MIRINO
Quasi la metà delle operazioni, ovvero 37, pari al 43% del totale, è stata realizzata all’estero. E, tra le principali nazionalità estere, si contano il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Francia, sia per quanto riguarda il lato degli acquirenti sia quello degli acquisiti. Sempre l’estero, inoltre, ha accentuato l’interesse nei confronti delle realtà italiane, come evidenziano le 16 operazioni (pari al 18% del totale), contro le 7 dello scorso anno, finalizzate da player stranieri sul territorio nazionale. Tra queste, la belga Dm Invest che ha rilevato il 98% di Moleskine, il gruppo tedesco Douglas che ha acquisito Limoni e La Gardenia, gli svizzeri di Richemont che hanno rilevato il 100% dell’azienda di pelletteria milanese Serapian e i cinesi di Gangtai che hanno messo le mani sull’85% di Buccellati. Stabili, invece, le operazioni tra italiane, che sono state 23 per una percentuale sul totale del 26 per cento. Tra queste, si ricorda Graziella group divenuta proprietaria di Braccialini e CSP International che ha acquisito Perofil Fashion. È in leggera flessione, invece, l’interesse italiano nei confronti delle aziende estere. I deal, tra cui quello che ha visto BasicNet rilevare il marchio di calzature Sebago dal gruppo americano Wolverine World Wide, sono state in tutto 11 (erano 12 nel 2016), pari al 13% del totale.