Il match tra animalisti e sostenitori delle pellicce animali continua. Dopo le recenti svolte fur-free di grandi maison del lusso quali Versace e Michael Kors la parola passa all’International Fur Federation, associazione nata nel 1949 che rappresenta l’industria delle pellicce regolandone pratiche e commercio.
La federazione punta il dito contro le eco-pellicce prodotte con la plastica, responsabile dell’inquinamento di oceani e di avvelenare l’eco sistema.
Dire ‘no’ alle pellicce naturali sarebbe una scorciatoia che non risolve i problemi ambientali: “La pelliccia è un materiale naturale e quindi sostenibile, riciclabile, capace di durare per intere generazioni e totalmente biodegradabile”, afferma l’Iff in un comunicato ufficiale, ricordando l’allarme ambientale proveniente dal forum delle Nazioni Unite di Ginevra in cui la moda appare come seconda industria al mondo per il consumo di acqua, capace di produrre il 20% del totale delle acque di scarico e il 10% delle emissioni globali.
A sostegno delle proprie tesi, la federazione ricorda che entro il 2020 le aste ufficiali nelle quali vengono vendute nel mondo le pelli di pellicceria proporranno esclusivamente pelli provenienti da allevamenti controllati da certificatori e veterinari indipendenti ed esterni al mondo della produzione. “Abbiamo tutti la responsabilità di proteggere i nostri oceani e l’ambiente dalla plastica, – dichiara Mark Oaten, CEO dell’International Fur Federation -. Nel mondo della moda, usare materiali naturali come la pelliccia è un modo per salvaguardarli. La pelliccia è biodegradabile e dura per generazioni a differenza della pelliccia sintetica che ha una base chimica e finisce per danneggiare l’ambiente. La pelliccia naturale proviene da allevamenti altamente regolamentati o dall’ambiente selvatico come parte della gestione di conservazione. Credo davvero che la pelliccia naturale sia la scelta responsabile per designer e consumatori”.