Esercizio fiscale caratterizzato dal segno più per Hugo Boss, che archivia il 2017 con utili in aumento del 19% a 231 milioni di euro, a fronte di un turnover in progressione del 3% a 2,73 miliardi. L’ebit è passato da 263 a 341 milioni di euro, con un balzo del 29 per cento. Il CDA ha proposto all’assemblea degli azionisti un aumento del dividendo di cinque centesimi, a 2,65 euro per azione. Il CEO Mark Langer è stato confermato al vertice del gruppo di Metzingen fino alla fine del 2021 (“Ha riportato la società sulla strada della crescita”, ha dichiarato alla stampa Michel Perraudin, presidente del supervisory board).
“Nel 2017 – ha dichiarato lo stesso Langer in una nota ufficiale – abbiamo raggiunto ciò che ci attendevamo e quest’anno intendiamo accelerare il ritmo di crescita. Le collezioni Boss e Hugo sono apprezzate dal mercato e i feedback ricevuti a New York per le collezioni Boss menswear e womenswear sono molto positivi. Le nostre strategie stanno avendo effetto. Siamo sulla strada giusta in direzione di una crescita sostenibile e redditizia”.
Per l’anno in corso la griffe tedesca stima vendite in crescita “low to mid signle digit” (quindi non superiore al 5 per cento) a cambi costanti, mentre a cambi correnti, accusando l’apprezzamento dell’euro, la crescita risulterà inferiore. La performance 2018 sarà trainata dalla Cina, seguita dall’Europa, mentre, tra i canali di vendita, il wholesale dovrebbe tornare in positivo. I prossimi mesi vedranno inoltre investimenti sul sito internet, il rinnovo di circa 150 spazi retail, con l’incremento di servizi di personalizzazone, anche sul fronte digitale. Queste operazioni, ha precisato il management di Hugo Boss, incideranno sulla redditività del gruppo e sull’ebitda. La guidance prudente ha penalizzato il titolo di Hugo Boss, che ha chiuso la seduta di ieri a Francoforte a 67,70 euro, contro i 72,70 euro del giorno precedente.