L’avvento del digitale, e la conseguente trasformazione accelerata del modello industriale e distributivo, si stanno traducendo in una storica opportunità di lavoro. Ma anche in una scomoda situazione per le aziende, per le quali si profila uno squilibrio tra domanda e offerta occupazionale. La conferma arriva da un’analisi del Sole-24 Ore sugli annunci dei colossi del lusso. Ci sono quelli dell’online, come Ynap, Farfetch e Zalando, ma anche gruppi del lusso come Kering, Lvmh e Richemont, nonché i giganti del low cost Inditex ed H&M. Per tutti questi, molte delle posizioni vacanti nel mondo del fashion e dell’online sono legate all’area digital.
Il digitale, se da un lato ha provocato l’anticipata obsolescenza di alcune professionalità (si pensi agli effetti sulla carta stampata), per contro ha avuto un impatto rilevante sul settore generando professioni definite “ibride“. È il caso dei digital stylist che si occupano dell’immagine dei prodotti sui siti, il corrispettivo virtuale dei visual merchandiser e visual displayer in negozio. Molto richiesti anche gli specialisti del consumer relationship management (Crm) in grado di gestire i clienti analizzandone nazionalità, età, abitudini e acquisti. Informazioni raccolte online e offline che, in mano al data analyst, (altra figura ricercata) si trasformano in asset anche sul piano economico.
Il fenomeno sta diventando sempre più rilevante e, secondo quanto risulta alla divisione Pambianco Jobs, le aziende dei settori moda e accessori, per quanto abbiano iniziato da qualche anno a ricercare questo genere di figure, cominciano ad avvertire una certa urgenza di professionisti digitali. Due i rami più richiesti: l’analitico, con figure come il data analyst e gli specialisti in Seo.sem, e il creativo con professioni legate all’evoluzione dell’e-commerce.