Nel distretto di Prato si lavora meno e i nuovi ingressi nel mercato del lavoro sono prevalentemente caratterizzati da contratti a termine. Questo è quanto emerso dalla ricerca presentata al polo universitario di Prato (Pin) sulle dinamiche economiche e le conseguenze occupazionali del distretto pratese degli ultimi cinque anni (2012-2017).
La ricerca, commissionata e finanziata dal Comune di Prato e dal Comitato di gestione dei fondi per gli interventi sociali, costituito da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil è stata realizzata dal Laboratorio di Scienze del Lavoro del Pin.
L’indagine ha rilevato come il distretto, seppur colpito pesantemente dalla crisi, stia ora attraversando una lenta ma progressiva fase di ripresa. Dal 2007 al 2012 il valore aggiunto prodotto della Provincia di Prato è diminuito di oltre 11 punti percentuali in tutti i settori con una conseguente riduzione della ricchezza prodotta di quasi il 23 per cento. Le difficoltà produttive hanno avuto, poi, gravi ricadute sul mercato del lavoro, tamponate dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali: fra il 2007 e il 2012, gli occupati sono calati dello 0,6% (pari a 614 unità). Tuttavia, sono diminuite notevolmente le unità di lavoro: si tratta di un calo del 18,7 per cento.
A partire dal 2012, l’economia distrettuale ha dato segni di ripresa: la produzione di ricchezza è tornata ad aumentare, lo stesso ha fatto l’occupazione con una crescita occupazionale che dal 2007 al 2016 è stata del 2,4%, pari a 2.500 occupati in più. Le previsioni contrattuali per il 2017-2018 indicano una crescita ulteriore: si stima che nel 2018 gli avviamenti nella Provincia di Prato raggiungeranno le 40.960 unità con saldi occupazionali positivi.
Il mondo del lavoro, oltre a subire trasformazioni di tipo quantitativo, è mutato nella sua composizione interna: il comparto tessile, fra il 2011 e il 2016, ha mantenuto sempre saldi occupazionali negativi, raggiungendo quasi la parità fra avviamenti e cessazioni nel 2015, complici gli incentivi governativi che, tuttavia, non sono riusciti a portare i saldi in territorio positivo. Al contrario, le confezioni e gli articoli di abbigliamento hanno mantenuto sempre saldi positivi (tranne che nel 2012, -974 unità).
Nel 2016 si è registrato il “sorpasso” occupazionale del comparto delle confezioni di articoli di abbigliamento sul tessile: il primo, infatti, definisce il 43,7% degli addetti della manifattura, mentre il tessile ne costituisce il 37,6 per cento.