Paganini non ripete, i brand del lusso sì. In particolare, le griffe francesi sembrano aver sdoganato il principio della ‘replica’ per le proprie passerelle. Ovviamente, cambiando palcoscenico e mettendo decine di migliaia di chilometri tra un evento e l’altro. L’ultimo caso riguarda Chanel che, il prossimo 7 novembre, replicherà nella cinese Chengdu la sfilata cruise 2018 originariamente allestita a Parigi lo scorso maggio. Pochi giorni fa, è stato Hermès a riproporre la passerella dedicata alla collezione maschile autunno/inverno 2017-18 all’interno di un ex aeroporto di Hong Kong. Ad aprile, Maria Grazia Chiuri aveva proposto nuovamente la collezione haute couture di Dior a Tokyo, aggiungendo alcuni look inediti assenti dal défilé parigino, pensati appositamente per la città giapponese.
Insomma, non si tratta più di trasportare in giro per il mondo pre-collezioni o spezzoni di passerella o format specifici in roadshow tra le capitali della moda (come ‘One Night Only’ di Giorgio Armani nel 2014). Ma di riproporre tout-court quanto già portato in pubblico qualche settimane o mese prima. L’accelerazione delle informazioni (e delle immagini) nell’epoca dei social media, del resto, rende l’oggetto della sfilata (poiché facilmente conoscibile quasi in diretta) un qualcosa di secondario rispetto all’evento in sé. Per giunta, la crescente importanza del retail cinese, sdoppia di fatto il mercato globale tra occidente e oriente. Le sfide e le opportunità raddoppiano. Adesso, anche le sfilate.