Hunter chiude il 2016 registrando un adjusted ebitda che crolla del 35% a 9,2 milioni di sterline, contro i 14,1 milioni del 2015. Stessa sorte per le vendite che diminuiscono del 9,5% a quota 102,9 milioni di sterline, contro i 113,7 milioni dell’anno precedente. I risultati, come riportato da Drapers, sono in linea con le previsioni dell’azienda e sono la conseguenza sia delle difficoltà riscontrate sul mercato americano dai suoi distributori wholesale, sia dei diversi investimenti svolti durante l’anno, come il reclutamento di importanti figure manageriali, l’apertura di uno store a Tokyo, i miglioramenti nella supply chain e nell’infrastruttura logistica.
“Nel 2016 abbiamo mosso passi importanti per mettere Hunter nella condizione di vivere una crescita futura continuando a investire nell’organizzazione e nelle operations”, ha spiegato il CEO Vincent Wauters, che ha assunto la carica lo scorso anno. “Continuiamo inoltre a ricercare la migliore distribuzione per i nostri prodotti, diversificando i nostri partner wholesale chiave e creando una piattaforma direct-to-consumer bilanciata e modulabile, così da favorire il potenziale di Hunter come global lifestyle brand”.
Il brand, nel 2017, punta al ritorno alla crescita.