Il lusso perde posizioni anche nel 2017. Secondo l’edizione 2017 di “Best Global Brands”, la classifica dei 100 marchi globali a maggiore valore economico realizzata da Interbrand, i marchi della moda e del lusso hanno visto assottigliarsi il proprio valore rispetto all’anno precedente, tranne pochissime eccezioni. E la contrazione segue quella già evidenziata nel 2016.
Per trovare il primo marchio del lusso nel ranking, che a livello globale certifica ancora una volta il dominio delle aziende tech con un podio formato da Apple, Google e Microsoft, bisogna scendere alla posizione numero 19, occupata, come lo scorso anno, da Louis Vuitton. Il valore attributo da Interbrand, però, è diminuito: nel 2017 il valore è sceso a 22,9 miliardi di dollari, in calo del 4% rispetto al 2016.
In salita, invece, solamente Hermès, che sale di due posizioni al 32° posto guadagnando un incremento del proprio valore dell’11% a 14,2 miliardi di dollari, e Gucci, che passa dal 53° al 51° posto con un guadagno del 6% a 9,9 miliardi. In calo, invece, sono i big dell’hard luxury come Cartier, che si ferma alla posizione numero 65 perdendone tre dal 2016 e riducendo il proprio valore del 2% a 7,7 miliardi di dollari, e Tiffany & Co., che scende di 7 posti all’81° fermandosi a 5,3 miliardi di dollari (-6%).
A soffrire sul fronte lusso sono anche Burberry (86°), che cede di tre posizioni riducendo il proprio valore del 4% (5,1 miliardi di dollari) e Dior (95°), che lascia sul campo sei posizioni del ranking e un 7% del valore a 4,5 miliardi. Subito prima (94°) Prada, che registra il peggiore risultato: -13 posti in classifica e -14% del proprio valore a 4,7 miliardi di dollari. Niente a che vedere, però, con Ralph Lauren, che dal 98° posto del 2016 è direttamente uscito dalla top 100.
Per quanto riguarda il segmento fast fashion, i giganti del settore registrano un 2017 a due velocità. H&M cede il 10% del proprio valore a 20,4 miliardi di dollari, scendendo dalla posizione numero 23 del 2016 alla 20, mentre Zara, che sale dalla 27 alla 24, vede il proprio valore crescere dell’11% a quota 18,5 miliardi.