Cresce la destinazione auto, soffre la moda. Quest’anno il settore sembra destinato al recupero. Perciò, ci sono grandi aspettative per l’edizione di Lineapelle di ottobre.
A nche se i tempi migliori sono stati altri, la pelle italiana si avvicina alla prossima edizione di Lineapelle (4-6 ottobre), momento clou per la concia e per i materiali destinati alla calzatura e alla pelletteria, con un certo ottimismo. I dati economici sembrano finalmente positivi, dopo due esercizi chiusi in lieve flessione. Nel 2016 le concerie italiane hanno complessivamente incassato 5 miliardi di euro, in calo del 3,4%, principalmente per la riduzione degli ordini provenienti da scarpe, borse e dall’ormai marginale abbigliamento in pelle. I primi mesi del nuovo anno evidenziano una ripartenza (+5%) per le bovine medio/grandi, che rappresentano la principale voce nel bilancio del comparto, mentre le difficoltà permangono nel vitello, difficile da reperire a causa della concorrenza francese, e nelle ovicaprine. Intanto i bilanci riferiti al 2016 delle principali realtà conciarie, analizzati da Pambianco Strategie di Impresa, sottolineano il “doppio passo” del settore pelli. Tendenzialmente si può dire che il lavoro è aumentato per chi fornisce l’automotive, protagonista di un altro anno brillante (+8%), ed è invece diminuito per i gruppi più legati alla moda. Tendenzialmente però, perché la realtà che emerge dal quadro economico evidenzia cali anche tra gruppi specializzati negli interni auto e, viceversa, c’è chi è cresciuto pur operando nella moda. Il boom di Gucci nel 2016 ha permesso ai suoi principali fornitori di accelerare il passo, mentre chi ha avuto relazioni con brand in fase riflessiva, come ad esempio Prada e Bottega Veneta, ne ha pagato il conto.
CONTI CONTRASTATI
In vetta alla classifica dei bilanci si conferma il Gruppo Mastrotto, con un fatturato di 451 milioni di euro contro i 462 dell’esercizio precedente. “Il 2016 – spiega la presidente Chiara Mastrotto – è stato un anno complesso per le dinamiche di fortissima competitività del business internazionale e di fluttuazione degli ordinativi. In tale contesto abbiamo mantenuto i ricavi, consolidando una posizione sui mercati principali e prestando attenzione alla nostra struttura dei costi ed alla profittabilità dei nostri progetti internazionali, ottenendo in tal modo un incremento della redditività con un EBITDA consolidato che è cresciuto dal 9,5 al 10 percento”. È inoltre migliorata la posizione finanziaria netta, frutto di un lavoro svolto sulla gestione del capitale circolante e in particolare sui magazzini, e la struttura patrimoniale del gruppo con sede ad Arzignano (Vicenza) risulta di conseguenza rafforzata. Tra le performance del 2016 spicca il risultato di Pasubio, che mette a segno una crescita del 6,4% e chiude l’anno con 276 milioni di euro e un ebitda incredibilmente alto per il mondo della concia (26,2%). Proprio Pasubio è stato al centro, prima dell’estate, di un’operazione mai accaduta in Italia nel mondo conciario: la famiglia Pretto ha ceduto la maggioranza delle quote azionarie al fondo di private equity CVC Capital Partners, con l’obiettivo di far crescere l’azienda all’estero e stimando entro fine anno un fatturato di 330 milioni di euro originato perlopiù dalle pelli per interni auto. Luca Pretto, confermato amministratore delegato dell’azienda, parla di un +30% nel primo semestre e afferma: “Pensiamo di continuare con il trend di crescita e di avere nel 2018 un ulteriore incremento del giro d’ affari del 30%”. L’azienda intanto ha avviato un piano di investimenti in Serbia, località Sabac, che prevede duecento assunzioni quest’anno e altre trecento entro il 2020. Tra le poche aziende in crescita nella top ten delle concerie spiccano Faeda, che sale dal quinto al quarto posto, e la toscana Incas, che mette a segno un +8% e si conferma la prima in classifica della Toscana. “Lo scorso anno – racconta il contitolare Piero Rosati – era iniziato molto bene, per poi rallentare negli ultimi mesi. Questo rallentamento lo abbiamo avvertito anche all’inizio del 2017, che dall’estate sembra finalmente aver preso una piega positiva. Una frenata tutto sommato ci può stare, se consideriamo che il settore concia aveva superato quasi indenne la grande crisi del 2009”. Alessandro Francioni, presidente di Assoconciatori (associazione che rappresenta le concerie della riva destra dell’Arno) e titolare di Sanlorenzo, evidenzia un elemento negativo e uno positivo. “La pelle sta lavorando un po’ meno, per ragioni ricollegabili al successo della sneaker e all’inserimento di più tessuto nella pelletteria. Al tempo stesso, i dati delle case di moda sono perlopiù in crescita. Sarebbe ben più preoccupante se il lusso frenasse”. A emergere è la situazione negativa della calzatura. “Ci manca lo stivale. Se va di moda la sneaker, innanzitutto cala il consumo di cuoio da suola e poi anche le pelli richieste per tomaia non sono quelle tipicamente toscane. Ciononostante, i dati relativi agli scarichi in depuratore, che rappresentano il termometro della produzione conciaria, da noi sono praticamente allineati al 2016”. Tra le specializzazioni della conceria toscana appare in calo consistente la parte legata al rettile (coccodrillo e pitone), ma anche in questo caso Francioni tende a sdrammatizzare: “Si riprenderà. Ci auguriamo un ritorno di interesse già da Lineapelle. Inoltre, altro fatto significativo, la produzione in Italia sta ripartendo per effetto del reshoring e questo non potrà che rilanciare la domanda di pelli made in Italy”.
UN BUON 2017
Il rallentamento del 2016 viene dunque considerato un episodio congiunturale tranquillamente rimediabile già da quest’anno. Gianfranco Dalle Mese, titolare della conceria vicentina Montebello, lo attribuisce a una flessione delle destinazioni moda. “Malgrado ciò – afferma l’imprenditore – il risultato operativo dell’azienda è da considerarsi soddisfacente; il contenimento dei costi di produzione ed un oculato utilizzo delle materie prime hanno consentito di raggiungere un buon risultato operativo, anche se al di sotto delle nostre aspettative. Quest’anno poi risentiamo positivamente della ripresa dei mercati, soprattutto per quanto riguarda il lusso. Siamo orgogliosi di aver riconfermato i molti traguardi raggiunti in questi anni di attività ed essere riusciti ad aumentare il nostro fatturato”. Tra i principali investimenti in cantiere per Montebello spiccano quelli effettuati per migliorare l’efficienza produttiva, il risparmio energetico, l’ambiente e la sicurezza, oltre naturalmente alla sostenibilità. “Vogliamo produrre pelli di qualità con il minor impatto ambientale possibile – sottolinea Dalle Mese – e crediamo che la vera sfida oggi sia creare un prodotto altamente creativo e performante rispettando l’ecosistema. Quest’anno, nelle coperture degli stabilimenti è stato installato un impianto fotovoltaico che, congiuntamente a quello di cogenerazione, soddisfa quasi interamente il consumo elettrico dell’azienda. È in programma, inoltre, la ritinteggiatura delle pareti degli stabilimenti con una speciale pittura dotata di una tecnologia in grado di depurare l’aria”. Roberto Lupi, che con il fratello Renzo amministra la conceria toscana BCN, osserva un 2017 positivo. “Contano i clienti forti e, per agganciarli, l’azienda deve essere strutturata offrendo servizio e costanza. È un mercato impegnativo, caratterizzato da una molteplicità di articoli frutto di ricerca e campionature. Gli ordini di articoli standard sono diminuiti e la clientela chiede una forte variabilità. È chiaro che aumentano anche i costi, per effetto della ricerca e dei test da svolgere sui nuovi materiali, ma se una conceria compra bene le pelli, riesce anche a difendere i propri margini”. A Solofra (Campania), terzo distretto conciario italiano per importanza e specializzato nella concia di pelli ovicaprine, morde la crisi dell’abbigliamento e le concerie cercano di rimediare con i materiali da calzatura e pelletteria. “La confezione in pelle – spiega Mario De Maio, contitolare di DMD Solofra (40 milioni di ricavi nel 2016) – si è spostata in India e in altri paesi asiatici. In Italia resiste solo la nicchia del lusso. Noi siamo specialisti della calzatura e ci troviamo ora più concorrenti nel distretto, rappresentati da concerie che hanno ridotto la produzione per abbigliamento e aumentato quella per l’accessorio”. Questa concorrenza interna non impedisce a DMD di pianificare la crescita: l’azienda di De Maio, essendo ormai saturo lo stabilimento in cui opera, ha acquisito la sede ex Albatros e nel 2018 prevede il trasferimento delle attività produttive.
A LINEAPELLE
Quella di ottobre è la Lineapelle più importante, essendo dedicata alle collezioni dell’autunno/inverno che per la pelle è la stagione di punta. La fiera, dopo il trasferimento del 2014 a Milano, sembra aver recuperato la capacità attrattiva dei tempi migliori ed è l’appuntamento mondiale di riferimento per il mondo pelli, altri materiali, accessori e componenti della moda. Sono attesi oltre 1.200 espositori. Fulvia Bacchi, direttore Unic e amministratore delegato di Lineapelle, sottolinea: “In forte aumento è l’area conciaria, che si espanderà anche nel padiglione 9. Le Trend Area (zone destinate a ospitare le tendenze moda, ndr), saranno posizionate nei padiglioni 9-13-22 con un allestimento di grande impatto visivo”. Gli articoli attesi per la prossima stagione fredda, stando anche a quanto è emerso nei primi appuntamenti internazionali di Lineapelle London e Lineapelle New York, sembrano caratterizzati da particolare pulizia ed eleganza. “La pelle – precisa Bacchi – continua nel suo percorso di esaltazione della morbidezza e della naturalità, lavorando su grane sottili, classicità e lucidità vintage, ma anche su aspetti vissuti che ne fanno emergere le caratteristiche più insite nel suo DNA. Le armonie dei colori utilizzeranno i toni neutri caldi e naturali come dei nuovi pastello”. E attendendo l’esito dell’edizione milanese, Lineapelle preannuncia nuovi appuntamenti esteri in fase di definizione. “Stiamo collaborando con il Mise ed Ice per incrementare il numero dei buyer esteri a Lineapelle. Promuoveremo inoltre numerosi seminari tecnico-stilistici. Shanghai e Parigi sono le prime di una serie di destinazioni già individuate, altre saranno selezionate a breve”.
Andrea Guolo