Entro il 2020, il Bangladesh potrebbe soffiare alla Cina il ruolo di principale fornitore di abbigliamento dell’Unione Europea. A renderlo noto è un report di Textiles Intelligence, secondo il quale nel 2016 le importazioni dal Bangladesh sono cresciute per il nono anno consecutivo, con il raddoppio delle percentuali di incidenza del Paese negli scambi con l’Europa (dal 12% al 23,4%). Nello stesso periodo l’import dalla Cina ha segnato una flessione in volume: se nel 2010 più della metà delle importazioni di abbigliamento faceva capo all’ex Celeste Impero, nel 2016 l’incidenza è scesa al 30 per cento.
“Tuttavia – si legge nel report – resta da vedere se le quote della Cina continueranno a scendere o si manterranno. Il Gigante Asiatico ha ancora del potenziale inespresso, mentre non è verificata la capacità dell’industria dell’abbigliamento del Bangladesh di mantenere l’attuale ritmo di crescita”. Tra le questioni che il Bangladesh dovrà affrontare in futuro per mantenere il suo slancio, spiega sempre Textiles Intelligence, ci sono i costi di produzione in aumento, le preoccupazioni in tema di sicurezza sul lavoro, gli scioperi contro i salari bassi e la non conformità di alcune fabbriche alle norme internazionali. Affrontare queste problematiche potrebbe costringere l’industria del Paese asiatico ad aumentare il costo delle merci da esportazione.