La disputa tra Stati Uniti e Corea del Nord ha già fatto la sua prima vittima: Seoul. Ad aver creato dei seri danni all’economia della Corea del Sud è il Thaad-Terminal High Altitude Area Defense, il sistema americano di difesa antimissile che Washington ha schierato nel Paese per contrastare l’aggressività del regime di Pyongyang. Dal quando la Cina, da sempre contraria alla sua installazione, ha vietato lo scorso marzo i tour in Corea del Sud, il Paese ha registrato un calo di 1,14 milioni di turisti cinesi rispetto a un anno prima, pari a un calo del 58 per cento. Un dato che ha fortemente impattato i duty free coreani che, dai tempi del divario dei prezzi dei beni di lusso tra Europa e Cina, erano diventati un punto di riferimento per gli abitanti del Paese della Grande Muraglia per via dei loro prezzi convenienti.
Dall’inizio della controversia, secondo quanto riporta Business Korea, le catene di duty free coreane avrebbero perso 600 miliardi di won (circa 463 milioni di euro) di fatturato grazie a una perdita di 841.952 visitatori provenienti dalla Cina. In particolare, il retailer Lotte Duty Free ha registrato un calo del 35% dei turisti cinesi tra metà marzo e fine giugno, per un totale di 350 miliardi di won di vendite sfumate. La stessa performance negativa in termini di presenze è stata messa a segno anche da Hanwa Galleria che si è vista costretta a chiudere uno dei suoi store all’interno dell’aeroporto di Jeju, meta storicamente presa d’assalto dai cinesi per la sua politica indulgente sui visti, mentre la storica insegna Dongwha Duty Free, la prima a inaugurare uno store duty free nel 1973, è pronta ad abbassare la saracinesca al suo storico monomarca di Seoul.
Nonostante il divieto, i cinesi rappresentano ancora una fetta molto importante per lo shopping della Corea del Sud. A fine giugno, infatti, i turisti provenienti dalla Cina contano per il 25,6% dei visitatori internazionali. Ma se la fuga dei turisti cinesi, come sembra, continuerà ad aumentare, il comparto dei duty free sembra essere destinato a lasciare sul terreno molte delle sue vetrine.