Le fashion week di Londra e Milano si impoveriscono, pagando le sfilate unificate, mentre i marchi internazionali preferiscono il salone toscano che cambia il layout. Da fiera di settore a evento internazionale capace di attirare sempre più i big names.
Pitti Immagine Uomo si conferma, anche per questa edizione estiva, il vero “place to be” per la moda maschile, imponendosi come evento prediletto dei big brand e dei nomi hot del panorama fashion internazionale. A dirlo, sono i marchi che accenderanno l’attenzione di questa quattro giorni, in calendario dal 13 al 16 giugno a Firenze. A partire da Hugo, marchio in orbita al colosso menswear Hugo Boss, a Christian Louboutin, passando per J.W. Anderson, tra i brand più quotati della scena britannica, e l’eclettico e misterioso Virgil Abloh e il suo marchio cult Off-White. In più, due come-back blasonati come quelli di Tommy Hilfiger e Paul Smith con la sua etichetta contemporary PS by Paul Smith, di ritorno a Pitti dopo essere stati tra gli ospiti speciali dell’edizione di gennaio scorso. L’edizione numero 92 di Pitti Uomo conferma la strategia di internazionalizzazione e di rilancio della fiera in una chiave più lifestyle, dove ai classici stand del Padiglione centrale si affiancano sfilate ed eventi in cui i marchi hanno completa carta bianca sia sul fronte spettacolo, scegliendo spesso alcune delle location più significative di Firenze, sia su quello del prodotto, affiancando sempre più spesso anche le pre-collezioni donna alle proposte uomo. Una formula più dinamica rispetto alle tradizionali fashion week maschili, i cui calendari soffrono di un pericoloso impoverimento di fronte alla sempre più utilizzata soluzione “unificata” uomo e donna. Se a Parigi ad aver ancora ceduto alla doppia sfilata, è per il momento solo Saint Laurent, Londra e Milano sono le città del menswear che mostrano maggiore sofferenza. Da un lato la capitale brit ha perso progressivamente Burberry, Tom Ford, Coach e, per questa stagione, J.W. Anderson, proponendosi sempre più come una manifestazione dedicata agli emergenti. Dall’altro, Milano, rispetto allo stesso schedule di un anno fa, ha perso nomi come Gucci, Etro, Missoni e Jil Sander, tutti favorevoli alla unione uomo-donna a febbraio e settembre insieme a Vivienne Westwood e Cedric Charlier, migrati verso Londra e Parigi con i loro show co-ed,. Senza dimenticare Bottega Veneta e Antonio Marras, già assenti da giugno 2016.
UNA STAGIONE DI CAMBIAMENTI
La posizione di leadership conquistata nel mondo del menswear in questi anni ha aiutato Pitti Uomo anche a scommettere sul cambiamento e dare una rinfrescata al proprio layout. Per questa edizione, infatti, la Fortezza da Basso, che ospiterà 1.220 marchi (dei quali il 44,2% proveniente dall’estero), garantirà una copertura totale dei propri 60mila metri quadrati di superficie espositiva grazie allo spostamento e all’ampliamento delle sue quattro principali sezioni Make, Unconventional, Futuro maschile e Touch. Il ruolo chiave giocato oggi da Firenze è la base di partenza del nuovo corso firmato Claudio Marenzi, nominato ai vertici di Pitti Immagine lo scorso febbraio e alla sua prima edizione della fiera fiorentina da presidente. Il suo mandato si apre in un contesto non particolarmente frizzante per la moda italiana, alla ricerca di un rimbalzo dopo un triennio dalla crescita non particolarmente brillante. Secondo le stime di Smi-Sistema Moda Italia l’industria tessile-moda nazionale ha archiviato il 2016 con un giro d’affari di 52,9 miliardi di euro, in crescita dell’1% rispetto al 2015. Dodici mesi che hanno dimostrato un rallentamento della crescita dell’export, che sale dell’1,7% contro il +2,1% messo a segno nel 2015 e il +3,8% del 2014. A soffrire di più sono i mercati extra Europa, in primis gli Stati Uniti (-5,6%), per una crescita media dell’1,1 per cento. Meglio l’Europa, in salita del 2,2%, grazie a Germania (+2,9%) e Francia (+1,3%), Regno Unito (+3,7%) e Spagna (+5,6%). I risultati del prossimo Pitti, che punta a fare meglio dell’edizione di giugno 2016, chiusa con oltre 30mila visitatori (+2,5%), diranno molto su un 2017 ancora in incognita, ma che dovrebbe chiudersi in positivo, a giudicare dalle stime Smi che danno un primo trimestre in crescita dell’1,8 per cento.
di Alessia Lucchese