Il menswear italiano affronta la prova di Pitti Immagine Uomo lasciandosi alle spalle un 2016 migliore delle previsioni. Secondo i dati di Smi-Sistema Moda Italia, la moda maschile italiana ha chiuso l’ultimo esercizio superando i 9 miliardi di euro di fatturato, con un incremento dell’1,2% sul 2015 migliore rispetto alle previsioni dello scorso gennaio, in cui era atteso un aumento dello 0,9 per cento.
I dati sono stati diffusi questa mattina durante la conferenza di apertura della 92esima edizione, durante la quale il presidente di Pitti Immagine Claudio Marenzi ha ricordato come la fiera fiorentina generi un indotto di 500 milioni di euro, in un panorama fashion italiano il cui giro d’affari tocca i 90 miliardi. La cerimonia di apertura ha fatto da sfondo anche alla premiazione del concorso “Who is on next? Uomo”, vinta dal designer bolognese Luca Magliano.
Tornando ai dati congiunturali della moda menswear italiana, a guidare la performance sono come sempre, seppur con un tasso di crescita rallentato rispetto al passato, le esportazioni, che sfiorano i 5,8 miliardi di euro (+2,4%) grazie soprattutto al traino dei mercati Ue, primo cliente del Belpaese con una quota del 53,6% dell’export totale e in crescita del 4,8% sul 2015. I migliori risultati sono quelli messi a segno dalla Spagna (+15,4%), dal Regno Unito (+7,6%) e dalla Germania (+8,8%) che, insieme alla Francia (-1,5%), si conferma uno dei mercati di sbocco principali. Meno bene i Paesi extra-Ue (+0,4%), in primis gli Stati Uniti che dopo un 2016 molto positivo (+12,6%), segnano un calo del’8,7 per cento. A crescere di più sono alcuni mercati del Far East come Hong Kong (+14,9%), Giappone (+12,5%) e Corea del Sud (+8,2%), mentre la Cina rallenta a +5,3 per cento.
Il trend positivo dell’export sembra destinato a ripetersi, con tassi probabilmente migliori, anche nell’anno in corso. Smi per il primo bimestre 2017 stima infatti un incremento del 6% delle vendite verso i mercati esteri, con i Paesi più performanti dello scorso anno che registrano tassi di crescita superiori come il Regno Unito (+24,8%), Hong Kong (26,8%) e Corea del Sud (39,4%).