Dopo la grande abbuffata dei primi anni Duemila, inizia la cura dimagrante per i colossi del fast fashion sotto il profilo del retail. Se i primi a mettersi a dieta erano stati i grandi marchi del lusso, ritrovatisi di fronte all’obbligo di razionalizzare il proprio network in seguito al calo delle vendite a parità di perimetro e alla conseguente emorragia di profitti, anche i giganti della moda low cost iniziano a scontare gli effetti negativi di una politica di espansione aggressiva e a trovarsi “costretti” a chiudere anche alcuni dei flagship di riferimento. Come il caso di H&M, che proprio nei giorni scorsi ha confermato la chiusura imminente del mega store di Piazza San Babila a Milano, simbolo della storia del marchio in Italia perché proprio da questi spazi, che un tempo ospitavano il concept store Fiorucci, è iniziata l’avventura nel Belpaese dell’azienda scandinava nel 2003.
Ebbene, negli stessi giorni, e forse anche per questo passato più in sordina, anche Inditex ha abbassato la serranda allo store di Bershka in via Torino, diventato ridondante dopo l’ampliamento del flagship di Corso Vittorio Emanuele nel 2016.
Non si tratta di chiusure ‘passeggere’, ma di scelte che paiono rientrare in una precisa strategia. La chiusura del flagship H&M di San Babila rientra nel piano di revisione della rete di negozi di cui il gruppo svedese parlava in occasione della diffusione dei risultati 2016, per cui alle 430 aperture nette nel 2017 sarebbero corrisposte diverse chiusure, relocation e assorbimenti, privilegiando le nuove aperture in spazi dagli affitti flessibili e convenienti e in location dalla maggiore visibilità, con l’obiettivo di arrivare a break even nel minor tempo possibile. Confrontando gli ultimi tre bilanci di H&M, emerge come a un numero di aperture lorde sempre in crescita sia corrisposto anche un valore di chiusure sempre più alto. Nel dettaglio, dopo un 2014 archiviato con 427 opening e 47 dismissioni, per un valore netto di 379 nuove vetrine (325 solo per il marchio H&M), il 2015 ha visto crescere sia le aperture lorde a 472 sia le chiusure a quota 59, per un netto di 413 opening di cui 349 H&M.
Se la rete di negozi continua a crescere, è però evidente il rallentamento delle aperture. Osservando il 2016, emerge come a 497 aperture lorde siano corrisposte 70 dismissioni, per un netto di opening di 427 vetrine (352 per il brand H&M). Un trend destinato a essere confermato anche nel 2017: sono previste infatti 430 aperture nette, di cui 350-360 per l’etichetta ammiraglia, solamente 3 in più rispetto all’anno precedente quando invece lo scarto tra il 2014 e il 2015 era stato di 34 e tra 2015 e 2016 di 14.
Se per H&M il saldo tra aperture passate e presenti potrebbe essere negativo, se non già nel 2017, quasi certamente nel 2018, per Inditex il calo di tagli del nastro è già un dato di fatto negli ultimi tre esercizi fiscali ed è interessante notare come sia sempre corrisposto uno scollamento, anche se lieve, tra le previsioni di aperture e chiusure dell’anno precedente alla realtà dei dodici mesi successivi. Se nel 2013, infatti, erano previste 450-500 aperture lorde e 80-100 chiusure, il 2014 riferisce di 343 opening netti. Stesso discorso per il 2015, in cui ai 420-480 opening lordi e le 80-100 chiusure stimate l’anno prima sono corrisposti 330 tagli del nastro netti, e per il 2016: le aperture nette sono state 279, da una previsione di 400-460 opening e 100-120 chiusure dall’anno precedente.
Le saracinesche abbassate per il gruppo catalano sono cresciute negli anni e per il 2017 il dato è destinato ad aumentare, con 150-200 assorbimenti su 450-500 opening lordi. Un numero che, fa sapere l’azienda, riguarderà le location dalle metrature più piccole, in particolare del marchio Zara,per privilegiare i maxi store. A testimoniare questa strategia, è il numero di aperture nette del brand ammiraglio di Inditex, passato dai 94 nuovi store del 2014 alle 77 vetrine del 2015 (il dato 2016 non è ancora disponibile).
Il network del gruppo è sempre in piena revisione: dal 2012, le chiusure sono state 705 su un valore di 2.470 aperture lorde e di 1.882 ristrutturazioni, di cui 763 allargamenti. Ma è evidente che la curva di crescita ha definitivamente passato la fase di sviluppo verticale.