Claudio Marenzi inizia la sua presidenza di Pitti Immagine esprimendo ottimismo sul 2017, dopo un 2016 non particolarmente entusiasmante per la moda e il tessile italiano. Nel primo trimestre dell’anno, le analisi Smi-Sistema moda Italia stimano un fatturato delle aziende del tessile-moda nazionale in aumento dell’1,8 per cento. In miglioramento, dunque, rispetto all’anno da poco concluso che ha registrato un giro d’affari di 52,9 miliardi di euro, in crescita dell’1% rispetto al 2015. “Nel 2016c il confronto avveniva con un anno particolarmente positivo per la nostra industria”, ha dichiarato Marenzi durante la conferenza stampa di presentazione del salone Uomo di giugno. “Ma siamo ottimisti sull’andamento del 2017. L’Europa sta performando meglio grazie a una valuta in tenuta, e, a dirlo, sono i buoni risultati di mercati importanti per la moda italiana come Spagna, Francia e Germania che crescono. Per il momento l’effetto Brexit non si è sentito sul risultato del Regno Unito, che anzi cresce spinto dalla sterlina debole, mentre a rallentare sono i mercati extra europei, in particolare gli Stati Uniti e la Corea del Sud, che soffre dalla fuga dei turisti cinesi dai suoi duty free”.
Nel dettaglio, le esportazioni di tessile-moda hanno registrato nel 2016 una crescita dell’1,7% a quota 29,5 miliardi di euro, spinte dalle vendite verso l’Unione europea che crescono del 2,2 per cento. In particolare, si confermano primi due mercati Germania (+2,9 per cento) e Francia (+1,3 per cento), seguiti da Regno Unito (+3,7%) e Spagna (+5,6%). Sul fronte extra Ue, gli Stati Uniti calano dal 5,6%, confrontandosi con un 2015 in forte crescita (+17 per cento), mentre la Russia, calata di oltre il 30% nel 2015, recupera con un aumento del 7,3 per cento.
Ancora negativo il risultato del mercato domestico, in calo del 5% e in controtendenza, secondo Marenzi, con la reale situazione del Paese: “L’economia sta dimostrando una buona capacità di recupero, purtroppo la politica, attraverso i media, continua ad alimentare un clima di sfiducia, che ci traduce poi su un rallentamento dei consumi interni”.