Anche le battaglie di contraffazione diventano 2.0. Emblematico il caso di Adidas che, secondo la stampa internazionale ha portato in tribunale Asics sostenendo che le applicazione mobile del colosso nipponico (vengono menzionate My Asics e Runkeeper) violano dieci brevetti registrati da Adidas. Il colosso tedesco di activewear non è nuovo a questo tipo di denunce: nel 2014 aveva già portato Under Armour in tribunale con la stessa ragione per l’app MapMyFitness.
Il business delle app fitness, che incoraggiano gli utenti a praticare attività sportiva monitorando i dati sulle loro prestazioni, si lega al pagamento di fee per le versioni più complesse, nonché alla creazione di un network di contatti su cui sviluppare strategie di marketing. Sono molto in voga, tanto che negli ultimi anni i principali player del settore sportivo, secondo il sito Fashion Network, si stima abbiano investito per acquisizioni e sviluppo più di 1 miliardo di dollari.
Asics ha acquistato Runkeeper per 85 milioni di dollari l’anno scorso, mentre Adidas ha comprato Runtastic per una somma vicina ai 240 milioni. Under Armour è il top spender con un investimento di 700 milioni per MapMyFitness, Endomondo e FitnessPal.