Il gruppo Armani ha annunciato la riorganizzazione del proprio portafoglio marchi. A partire dalla stagione primavera/estate 2018, i brand di riferimento saranno Giorgio Armani, Emporio Armani e A/X Armani Exchange. Il processo di razionalizzazione della distribuzione prevede che le linee Armani Collezioni e Armani Jeans si “riconfigurino” in Emporio Armani e risponde, con ogni probabilità, a una performance in flessione.
La maison milanese ha infatti chiuso il 2016 con ricavi in calo del 5% dai 2,65 miliardi del 2015, invertendo la rotta dopo il +4,3% del 2015 e la crescita double digit (+16%) del 2014. Durante le sfilate maschili dello scorso gennaio lo stilista aveva inoltre precisato come anche il 2017 si annunciasse “complicato”, pur a fronte di un “ottimo livello di liquidità” dell’azienda.
Lo scorso marzo Pambianconews aveva anticipato la possibilità di un’unione delle due linee Armani Jeans e Armani Collezioni, entrambe distribuite unicamente attraverso la rete wholesale, e che oggi confluiscono dunque in Emporio Armani, precisando come le due fatturassero rispettivamente circa 500 e 300 milioni di euro.
Armani non è la prima fashion house a semplificare la propria offerta: tra le iniziative più rilevanti di questo genere si ricordano quelle di Dolce & Gabbana nel settembre 2011, e di Burberry, che nel novembre 2015 ha unito le label Prorsum, London e Brit in un unico brand, con l’etichetta Burberry.